Disco affascinante questo
Vessel, debut dei
Cokegoat; la band proveniente da Chicago, in effetti, sfida i crudeli mari del mercato discografico con una proposta piuttosto originale, che sposa la causa dell’underground più torbido attingendo da doom, death e crust, e non disdegnando qualche rimando ai
Mastodon meno cerebrali.
Trovo che il pregio più evidente dell’album risieda nella natura ambigua delle canzoni, che riescono a suonare immediate e profonde al tempo stesso: la maggior parte di esse vive proprio di alternanze tra porzioni lente, allucinate, ultra-distorte e scudisciate improvvise. Che l’approccio alla composizione dei
Cokegoat sia tutt’altro che semplicistico e monodimensionale si evince già dalla prima traccia
Fear the Followers, che abbina con naturalezza un incipit abrasivo a una funerea porzione conclusiva dal vago retrogusto lisergico.
In questo senso, non va taciuto il ricorso alle oscure atmosfere seventies che hanno reso grandi gruppi come gli
Electric Wizard; ciò dona al sound una qualità vintage già ricercata (e trovata) in sede di produzione (ad opera di
Andy Nelson dei
Weekend Nachos).
Di buon livello la prestazione strumentale, con un plauso particolare al bass player
Tim Baldwin. Davvero interessante, da ultimo, l’artwork di copertina (in questo periodo mi garba il bianco e nero, c’è poco da fare), che ben si sposa con le lyrics (vita, morte, Terra e Luna i temi, peraltro trattati in modo per nulla banale).
Lo standard qualitativo resta omogeneo lungo i 38 minuti di durata, anche se si possono comunque individuare momenti meno ispirati (alcuni passaggi di
Dogs tendono ad annoiare, l’attacco di
Fly By Night, Pt. 2 è troppo convulso e l’intera
End of Your Life, Pt I non convince). D’altra parte, i nostri sono ancora giovani, e di certo vanno loro riconosciuti margini di miglioramento.
Nondimeno, questo
Vessel mi pare già un prodotto tutt’altro che disprezzabile; alla luce della sua difficile collocazione e dello scarso appeal commerciale della proposta, temo che i crudeli mari di cui sopra finiranno per inghiottire il povero sestetto (potete tradurre con “non se li filerà nessuno”). Quantomeno, mi auguro che i nostri siano in grado di crearsi piccolo stuolo di cult followers.
A mio avviso lo meriterebbero.
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