Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:47 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. SHAPESHIFTER
  2. O.B.E.
  3. DEAD TO THE WORLD
  4. DARK RECOLLECTION
  5. HEAVY LIES THE CROWN
  6. THE TEN DOORS
  7. WON’T BE THEIR FOOL
  8. GOTTA DO IT RIGHT

Line up

  • Kayt Vigil: vocals, bass
  • Nico Nigro: guitars
  • Vita: drums

Voto medio utenti

Nati nel 2012 con il nome di Tsutar, i Sonic Wolves con il loro terzo album approdano alla Argonauta Records, e diciamo che era difficile immaginare una migliore collocazione per la formulazione di hard n’ psychedelic n’ stoner rock che propongono.
Una “roba” che all’ascolto si rivela piuttosto imponente e persuasiva, realizzata da musicisti che conoscono bene la materia e la trattano secondo conformazioni espressive ampiamente codificate e non per questo rigidamente schematiche.
Del resto si tratta di un sodalizio tra il batterista Gianni “Vita” Vitarelli (ex Ufomammut e attualmente nei Rogue State) la bassista e cantante Kayt Vigil (Pentagram e The Hounds of Hasselvander, tra gli altri, nel suo curriculum, nonché attualmente anche lei nei Rogue State) e Nico Nigro (ex Mortuary Drape, Eroded e oggi nei Suicide Force), ultimo entrato nella band e responsabile degli impetuosi profluvi chitarristici che contraddistinguono il sound di “III”.
Tutta “gente”, insomma, con la cultura necessaria per rivolgersi chiaramente alla storia del rock “duro”, caliginoso ed allucinogeno dei seventies, trasponendo la lezione di Budgie, Pink Fairies, Savoy Brown e Bloodrock ai giorni nostri, un po’ alla maniera di Fu Manchu, The Atomic Bitchwax, Karma to Burn e dei migliori epigoni di quel suono tanto “giurassico” quanto coinvolgente.
Se cercate un sapido impasto di pulsioni hard-blues, foschie soniche e ombre lisergiche, in cui ampio spazio è riservato a lunghe irradiazioni chitarristiche (sulla scia dei maestri Hendrix, Iommi, Trower, …), “III” ha tutte le caratteristiche necessarie per sobillare la vostra sensibilità uditiva.
La voce di Kayt, grintosa e vibrante, funge da efficiente catalizzatore e quando, dopo il riff metallico introduttivo, irrompe nell’openerShapeshifter” assecondando al meglio tutte le vorticose pulsazioni del brano, non si può che plaudere al suo istintivo e intenso approccio vocale.
La successiva “O.B.E.” è uno strumentale alquanto articolato che, nonostante il break dai fascinosi contorni “cosmici”, finisce per perdere un po’ la “direzione”, cosa che invece non succede alla torrenziale “Dead to the world” e a “Dark recollection”, con il suo groove denso e catartico.
Heavy lies the crown” è un ottimo esempio di hard/psych/blues torbido e “circolare”, mentre con “The ten doors” il terzetto alessandrino attua una sorta di fusione al calor bianco tra Deep Purple e NY Loose, per poi rilasciare altre massicce scariche di energia valvolare tramite i sussulti punk-eggianti di “Won’t be their fool” e l’incedere incalzante di “Gotta do it right”, i “titoli di coda” di una proiezione in note piena di intriganti flashback capaci di celebrare in maniera piuttosto efficace la storia dell’heavy-rock.
Come accade sempre di fronte a divulgatori di stili musicali rigorosi, non è semplicissimo distinguere gli emulatori dagli ispirati discepoli, ma anche senza voler tirare in ballo il misterioso concetto di “attitudine” (che qui, per la cronaca, mi pare davvero radicata e genuina) e limitandosi alla sostanza rappresentata della capacità di comporre e interpretare le canzoni, direi che i Sonic Wolves di “III” dimostrano che nelle loro mani queste “vecchie sonorità” hanno ancora ragione di esistere anche nel mondo affollato e confuso della musica contemporanea.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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