Autori di lavori spesso e volentieri eccezionali, come nel caso dell'ultimo studio album "Mechanized Warfare", i Jag Panzer si ripresentano alla grande con il nuovo "Casting The Stones". Sin dal primo ascolto è evidente come ci si trovi di fronte ad un album meno immediato ma maggiormente aggressivo e vario, senza per questo arrivare mai a sconfessare le radici del gruppo, ormai saldamente (sono praticamente in attività da 25 anni!) vincolate all'old school U.S. Power. Subito riconoscibili nell'opener "Feast Or Famine", che ha un taglio prima cupo e poi aggressivo che ricorda certe soluzioni dei Nevermore, ben sospinta da un energico Rikard Stjernquist. "The Mission (1943)" è invece un brano dai toni epici ed impetuosi, ed, infatti, affronta argomenti storici legati alla Seconda Guerra Mondiale, anche questo un aspetto spesso presente nello spirito dei Jag Panzer. Grande la prestazione di Harry Conklin e stupendi i ceselli di chitarra di Mark Briody e sopratutto di Chris Broderick: sono questi i Jag Panzer che adoro! Ma non si siedono sugli allori, infatti, con "Vigilant", "Tempest" e poco dopo con "Battered And Bruised", mischiano le carte, realizzando brani maggiormente articolati, grazie anche ad un buon uso delle tastiere, mai invadenti eppure in grado di caratterizzare i pezzi. Non si è nemmeno a metà del CD e già i Jag Panzer hanno messo in mostra tutto il loro repertorio, sorretti da una produzione perfetta, direi ancor più tagliente che in passato, una resa garantita dall'affiatamento creatosi negli anni con i Morrisound Studio ed il produttore Jim Morris. Rispetto ai brani finora citati, "Legion Immortal" è più semplice, si potrebbe definire quasi maideniana, ma è indubbiamente arroccata su un gran chorus ed un altrettanto accattivante riff di chitarra. Ma le atmosfere sull'album sembrano proprio essere sbilanciate verso composizioni più grintose, come confermano "Cold", serrata e dai toni claustrofobici, con la batteria di Stjernquist e la solista di Broderick a menare le danze, o "Starlight's Fury", dove si avverte la presenza di un pianoforte e soprattutto l'evidente sforzo nella composizione e negli arrangiamenti. I Jag Panzer non rallentano nemmeno su "The Hearkening", dai toni quasi thrash e che esalta nuovamente la sezione ritmica, eppure le linee vocali, sopratutto nel refrain, sono stranamente meno convincenti del solito. Ma non è finita qui. Manca all'appello "Precipice", un riuscitissimo episodio di Power/Speed Metal dal grande feeling, che in certi frangenti ricorda "Unworthy" (dal precedente "Mechanized Warfare") e che arriva a rivaleggiare in epicità con "The Mission (1943)", a chiudere alla grande "Casting The Stones". Ho già sottolineato come si tratti di un lavoro meno facile e non così assimilabile quanto quello che l'aveva preceduto, ora aggiungerei anche più cattivo. Ah... ovviamente è un complimento!
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