Esordio discografico per questa band svedese che nonostante la giovane età ha imparato benissimo la lezione dei padri fondatori dello Swedish death metal…
Entombed e, i mai troppo compianti e lodati
Dismember, i punti chiari, fermi e indissolubili sui quali poggia la proposta di questo terzetto. L’album si articola su dieci pezzi di cui alcuni (tre e per l’esattezza
“Phlegeton”,
“Re-Animated” ,
“Sovereign”) già presenti nel loro
“Demo 2011”. La coerenza stilistica e la ferocia esecutiva sono i punti forti della proposta e se in
“No One Left To Kill” vi sembrerà di essere di fronte alla perfetta fusione clinica tra
Entombed e
Unleashed, non meno l’opener
“Dead But Dreaming" (dove l’ho già sentito questo titolo?) vi getterà ai piedi di Fred Estby e compagnia. Certo in
“The Crawling Chaos” vi aspettate di intendere da un momento all’altro “what man has created…” ma a parte qualche eccessiva scopiazzatura, che in questo caso mi piace più definire come un omaggio, i nostri tre svedesotti pagano pesantemente il loro tributo agli dei del death metal, ma sempre con la dovuta classe e rispetto. Prodotto ai Necromorbus studios da Sverker Widgren dei
Demonical, l’album ha un suono classicissimo e tritaossa, il suono esce fuori dagli speaker grosso, grasso e incredibilmente potente e dinamico, grazie anche a delle ritmiche che non smettono mai di guardare ad un thrash più d’annata e a strizzare l’occhiolino a qualcosa di più americano, tipo Death degli esordi. I temi trattati nelle lyrics sono quanto di più classico il genere proponga di solito, con serial killer, sventramenti e nefandezze varie, tutte ben sorrette dal growl potente ma vagamente melodico di Stoffe Eriksson. Il cover artwork è un po’ banalotto e non rende giustizia al packaging proposto, ma si può soprassedere. Tra Necrovation e Puteraeon, nel revival del death svedese, gli Smothered ci stanno benissimo, e pur non inventando niente (ovviamente), si lasciano ascoltare molto molto volentieri. Nella mia personalissima lista degli acquisti gli Smothered non occupano una posizione primaria questo è certo, ma statene pur certi che appena potrò mi accaparrerò questo bel tributo al genere, cosciente che è sempre meglio uno spontaneo lavoro derivato, piuttosto che l’inutile e quanto spocchiosa masturbazione musicale d’avanguardia. Death ‘till death!
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