Anche Voi qui?
I Pushmen sono sia i pettorinati stipendiati sulle banchine nipponiche trafficate come alveari che 5 bruti austiniani che suonano un metal che strizza il collo all'estremo riempendo di tracce organiche i piccoli locali in cui risuona.
Sono sia discreti innovatori che loschi musici triti e stratriti, sia belli che brutti, sia originali che simili.
Insomma bella storia scrivere una loro rece. Insomma anche no.
I P. incarnano pregi e difetti del moderno metallaro: sono luridi senza puzzare, citano i grandi intellettuali alitando assenzio, acquistano robe insulse su ebay e, zoppicando tra creative contradizioni e vari disturbi estetici, rimuovono mondi.
IL tutto, la somma, le parti, ovvero Aristotele rivive: dalle Bio del sito ufficiale ai corridoi sotterranei del MIT, dalle emersioni delle bestie di una "notte all museo" ai flussi coscienziali aberranti.
Ci vogliono chili di frutta fermentata e mazzi di piante della Caria per onorare le stridule, cacofoniche u-golate di Craig Moore.
Le sfere incorruttibili di Tolomeo investono la scienza perenne di quotidianità: profili greci e anfibi lerci flirtano sulle stesse spie, sugli gli stessi scotch.
Acrobazie tra dolenti "suolate" e trapezi euclidei sospesi ci distolgono dalle influenze e dalle stroncature: non è per la nobile assonanza con i Made out of babies o per certe scritture geniali "The year of hands and Neck" che non smettiamo di tergiversare. Si torna a sapere di non sapere.
Vagamente impossibile, quindi, scrivere male e/o bene di questo album edito dalla incatalogabile The End Records.
...ascoltate, se proprio non riuscite di oggi a dedicarvi ai Tygers of Pan Tang e non vi sono mai piaciuti i Voivod, sette volte in sette circostanze "Vortex Philosohy blues" e entrerete anche Voi nel regno anarchico degli umori impazziti.
Album da lasciare sullo scaffale tra le discografie post neurosisiane e gli acquisti sbagliati.
Al limite da usare in singolo file quando aprendo la portiera ci si infila in quelle pozzanghere pleistoceniche da cui si esce solo con la piccozza.
Se ci si scotta alla macchinetta del caffè come storditi dipendenti che ciondolano nei corridori per evitare di vedere la propria sagoma fissa sul monitor in panne possiamo addirittura comprarci la loro maglietta.
Torniamo eretti, torniamo umani, ma anche no.
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