Ascoltare la musica proposta dai Kick Axe negli anni ’80 è stato, prima della recente ristampa su cd (riservata, per il momento, ai soli primi due dischi, ma, a quanto pare, con il terzo in arrivo), una vera impresa.
I loro Lp sono, infatti, da considerare come “merce rara” per i molti collezionisti appassionati di hard rock canadese: arduo impossessarsi di queste piccole gemme di hard pomp melodico, maturo e decisamente personale, che i nostri furono in grado di offrire al pubblico, soprattutto nel debutto “Vices” dell’84, ma anche nel successivo, più radiofonico “Welcome to the club” (‘85), per finire con il terzo “Rock the world”, dell’87, (che molti considerano come un episodio sottotono; giudizio che, personalmente, non condivido affatto, ricordando splendide tracce come “We still remember”, “Magic man” e l’ottima cover dei Fleetwood Mac “The chain”) che concluse (fino ad oggi) la loro parabola artistica, tra l’indifferenza dell’industria discografica che non credette nella loro proposta.
In quest’epoca di “revival” hard rock ecco rispuntare nuovamente anche i Kick Axe, freschi di contratto con l’MTM, ad offrirci questo ”IV” con la stessa line-up di “Rock the world” ad eccezione del dimissionario ottimo cantante George Criston (assorbito da impegni, probabilmente più remunerativi, con artisti come Dido e Avril Lavigne), sostituito al microfono da Gary Langen (in realtà primissimo singer della band e fratello del bassista Victor) e al ritorno, come seconda chitarra, di Raymond Harvey, già presente nei primi due lavori dei canuck rockers.
Lo stile del gruppo è rimasto, in linea generale, lo stesso degli esordi, ma, a dire la verità, sembra mancare qualcosa, a queste canzoni, per “spiccare il volo” in modo convincente: sarà forse lo stile vocale di Langen, dotato di buone qualità, ma di certo non all’altezza del suo più originale precursore, o forse, queste difficoltà sono da imputare a carenze compositive … in ogni caso il disco stenta a decollare.
Non si può dire di avere a che fare con un album assolutamente insoddisfacente, ma semplicemente molte delle canzoni non sono per niente incisive, scorrono senza lasciare traccia e non “fanno” nulla per imprimersi nella memoria.
Soltanto raramente i Kick Axe ricordano il loro rango e mettono a segno alcuni “colpi” veramente vincenti, come accade nella coinvolgente “Turn to stone”, nella poderosa “Time” (in cui Langen offre un’egregia interpretazione vocale), nella vibrante ballata ad ampio respiro intitolata “Black heart” (ancora il singer in evidenza) e nella particolare “The only ones here”.
In tono minore, ma sempre apprezzabili, anche le energetiche “Right now” e “Do you know”, caratterizzate da buoni impasti vocali e “Slip inside my dream”, dominata dalle pulsazioni del basso di Victor Langen e da una linea melodica abbastanza gradevole.
E’ probabile che un po’ di severità in più nel giudicare questo disco sia dovuta all’illustre passato della band canadese e che se si fosse trattato di una compagine al suo esordio, la valutazione sarebbe stata più benevola … il problema è che riecheggiano ancora nelle orecchie tutti quei “gioiellini” musicali che i nostri ci hanno saputo regalare ai “tempi belli” … il tutto può suonare forse un po’ “nostalgico”, ma vi assicuro che non è così … dai migliori si pretende sempre il meglio e dopo un’attesa così lunga, penso che fosse lecito aspettarsi qualcosina in più!
Non ci resta che provare a considerare questo “IV”, come propedeutico al “vero” ritorno in grande stile dei canadesi, una sorta di “prova generale” (in un ambiente che non frequentavano più da qualche annetto), sperando di vederli, quanto prima, nuovamente protagonisti della scena hard mondiale.
Per il momento non si va (sigh!) oltre una semplice sufficienza … troppo poco per una band come i Kick Axe … viste le aspettative, veramente troppo poco!
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?