A soli 3 anni dalla sua pubblicazione (2010) e seguendo di un paio di mesi l'ultimo nato, ecco che viene riproposto il debutto dei thrasher
Untimely Demise,
City of Steel. Introdotto ancora una volta da un bell'artwork dell'indomito
Ed Repka e prodotto da
Glenn Drover (
Mercyful Fate/ex-
Megadeth) il rude quanto graffiante vagito di questa giovane formazione americana è re-immesso sul mercato senza l'aggiunta di nessuna bonus track, o contenuto inedito mostrando il lavoro com'è, piacevole ma ancora da affinare.
Abbiamo a che fare con un thrash metal cantato con una considerevole aggressività, potremmo dire tedesca (
Kreator, Sodom), che per stile richiama sì le formazioni europee ma non solo. È presente anche una minima percentuale di death metal melodico (
Carcass periodo
Heartwork,
Dark Tranquillity) che le chitarre, sempre ispirate ed autrici di un ottima prova sia come riffing che come assoli, non disdegnano di inserire nei loro fraseggi. Anche la sezione ritmica, la batteria soprattutto, esegue un buon lavoro, bilanciando la parte tecnica e precisa con un sano ed ignorante "tupa tupa" da headbanging. Alcuni passaggi sono prevedibili ed alcune sezioni di canzoni sono ancora migliorabili ma la bontà del lavoro di chitarra tiene a galla il disco che, seppur non inventando nulla, intrattiene piacevolmente lungo i suoi 32 minuti. 7 pezzi omogenei, grezzi e crudi ma ricamati finemente con belle porzioni melodiche e ficcanti assoli. Si sente che c'è del potenziale, infatti sarà meglio espresso e concretizzato nel successivo
Systematic Eradication, lavoro maggiormente a fuoco e con una massiva presenza dei
Megadeth nel riffing e negli assoli (quelli con
Friedman, mica l'obbrobrio dei giorni nostri).
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