Copertina 9

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Code666 Records

Tracklist

  1. THE FIRST ART
  2. DEATHTRIP CHRONICLE
  3. GRAU DIVA
  4. A TREATISE ON THE MADNESS OF GOD
  5. DER MUDE TOD
  6. PORNOCRATES
  7. CLOSER TO SCAFFOLD
  8. LAND OF NO WATER
  9. ALGERNON’S DECADENCE
  10. FUNERAL BLUES
  11. PALINDROME

Line up

  • Thyragon: bass
  • Astrous: vocals
  • Achilleas C.: guitars
  • Dagwn: guitars

Voto medio utenti

Chi ha tempo non aspetti tempo: Il 2014 è ancora in fasce, eppure intendo già riservare un posto (presumibilmente di spicco) nella mia top ten di fine anno agli Aenaon. Il gruppo ellenico, sconosciuto al grande pubblico ma già autore, nel 2011, di un esordio di alto lignaggio come Cendres Et Sang, non si limita a confermare le buone impressioni suscitate finora, bensì compie un deciso passo verso la grandezza assoluta.

L’aspetto più rimarchevole di Extance, a mio avviso, va rintracciato nell’impressionante equilibrio che i nostri sono riusciti a raggiungere: equilibrio tra violenza black e sofismi avant-garde, tra aggressione e finezza strumentale d’ispirazione jazz, tra concretezza e introspezione. Equilibrio che permette loro di sperimentare senza sacrificare l’anima metal, e di ricorrere ad arrangiamenti ricercatissimi senza scivolare nel pretenzioso.
In sostanza, proprio quello che Das Seelenbrechen di Ihsahn non è stato in grado di fare.

La bellissima intro per pianoforte e sassofono e, soprattutto, la fantasmagorica Deathtrip Chronicles, alle mie orecchie, suonano come un guanto di sfida lanciato al (pur grande) Vegard Sverre Tveitan. Le inflessioni progressive, fuse alla perfezione con dissonanze chitarristiche e cori d’immane solennità, immergono da subito in un feeling che, per paradosso, ci appare barbarico ed elegantissimo al tempo stesso. Una cascata di emozioni.

I successivi pezzi chiariscono ancor più che qui chitarra acustica, violoncello, contrabbasso e synth convivono senza forzatura alcuna con un genere che, salvo ognuno, estremo nasce ed estremo rimane.
Ci pensano canzoni come Grau Diva o Der Mϋde Tod a ricordarci che in Extance non trovano accoglienza soltanto avanguardia musicale e raffinatezza: il primo ci spiazza con un bel riffone black’n’roll, rotondo e implacabile; il secondo ci assale con un attacco degno dei cari, vecchi Shining, per poi metterci i brividi con un ritornello maestoso e, da ultimo, sfociare in un’inquietante fuga di sassofono dal sapor mediorientale (come diceva la Nannini). Pezzo geniale, per di più impreziosito dall’interpretazione canora di Sindre Nedland (dei magistrali In Vain).

Ciò mi permette d’introdurre il tema delle ospitate, che spesso e volentieri trovo fini a se stesse. Con gli Aenaon è tutto il contrario: agli special guest vengono confezionati abiti su misura, e fornito il giusto contesto per poter dimostrare tutto il talento di cui sono dotati.
In prima istanza, pare giusto glorificare la prestazione di Haris alle tastiere: se conoscete gli strambi Hail Spirit Noir, non faticherete a rintracciarne il gusto eccentrico. Il suo modo di arricchire le composizioni costituisce l’autentico valore aggiunto del platter.
Parimenti mirabile lo screaming di Mirai Kawashima (proveniente dai sottovalutati Sigh) su The Land of No Water, uno dei momenti più tipicamente symphonic black (nonostante una folle porzione jazz/prog/country in coda).
Strepitoso, da ultimo, l’apporto vocale di Tanya dei connazionali Universe217 (per quel che mi riguarda una delle più belle sorprese del 2013), cui viene assegnata una perla di contaminazione sonora dal titolo Funeral Blues, ideale punto d’incontro tra Janis Joplin ed Enslaved. Forzato? Niente affatto: sentire per credere.

Non che i greci necessitino di aiuti esterni per colpire nel segno: A Treatise on the Madness of God (gran bell’assolo di chitarra) e Closer to Scaffold, dal feeling apocalittico, impressionano forse meno di altre al primo ascolto, ma concedete loro tempo, e sapranno premiare la vostra pazienza.
Addirittura pazzesca la conclusiva Palindrome: dodici minuti abbondanti di intuizioni melodiche, di strumenti che s’inseguono, di chiaroscuri emotivi… e di linee vocali prese gentilmente in prestito dagli Arcturus.
Ma non è il caso di sottilizzare.

Anzi, rilancio scrivendo che Extance non è solo il miglior modo per ingannare l’attesa in vista del ritorno discografico dei succitati Maestri: è addirittura un diretto concorrente e uno scomodo metro di paragone. Per la band di ICS Vortex ed Hellhammer sarà molto, molto dura far meglio.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 gen 2014 alle 14:00

Davvero interessanti! Ho ascoltato le prime tre ma bisogna dedicargli il gisto tempo, quindi mi riservo un parere definitivo dopo averlo ascoltato per bene, con calma. Certo che 'sti greci sono forti...

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