Grandissima sorpresa questi The Amenta... arrivano dall'Australia, spuntano fuori dal nulla e piazzano il colpaccio già alla prima uscita! Molto professionale la presentazione del gruppo, con un'immagine che sembra uscita da un film di fantascienza a metà tra "La Mummia" e "Stargate"... ma è come sempre la musica a darci le indicazioni più lodevoli. Lontani da quel brutal/grind che in Australia e Nuova Zelanda sembra aver trovato un terreno molto fertile, i The Amenta si cimentano con un classico death metal americano, ma non senza provare a reinterpretarlo. In questa direzione si muovono riff al limite dell'industrial come quello iniziale di "Mictlan", stacchi atmosferici inseriti sapientemente al momento giusto (ad esempio sempre nel pezzo citato prima) e un'attitudine che non rinuncia a qualche incursione del black metal, quando è necessario. Le canzoni si dipanano con estrema naturalezza, nonostante la complessità di riff, cambi di tempo, melodie sovrapposte che non rinunciano mai ad evolversi per stupire l'ascoltatore... in questo senso i The Amenta mi hanno ricordato i Morbid Angel del periodo C-D, uno schizoide concentrato di follia, al servizio dell'annichilimento sonoro più totale. Impressionante, a tratti devastante, la prestazione dell'inumano batterista (a meno che non si sia fatto aiutare in maniera più o meno lecita, ma questo è un altro discorso): preciso al limite del chirurgico, ma allo stesso tempo martellante come una mitragliatrice... in alcuni punti ho avuto l'impressione che fossero proprio i suoi interventi a valorizzare così bene i riff disegnati dalle chitarre. Non resta molto altro da aggiungere: solitamente non sono un grande amante del death metal (soprattutto quando si spinge in territori troppo brutali), ma in questo caso viste le capacità di questi australiani sono ben disposto a fare un'eccezione... e anche voi, lasciatevi torturare dalla violenza dei The Amenta!
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