Se avessi dovuto indicare quelli che sarebbero stati i prossimi gruppi a cadere nella
facile trappola della rivisitazione orchestrale o acustica, non avrei certo preso in considerazione gli inossidabili
Saxon.
Invece...
Già, qualche
segnale debole lo si poteva pure cogliere dai vari DVD live e retrospettive che negli ultimi tempi si erano accodati alla discografia regolare, ma lungi da me arrivare a pensare di poter assistere a Biff Byford che mette mano ad alcuni dei suoi classici, nell'occasione con l'aiuto al banco della regia da parte di Andy Sneap, per
cambiarne i connotati.
Tuttavia "Unplugged and Strung Up" si apre in maniera piuttosto energica, con una "Stallions of the Highway" d'annata (era sul loro esordio del 1979) discretamente rivitalizzata, quindi la prima vera sorpresa è la successiva "Crusader", qui ancor più enfatica dell'originale, anche se devo riconoscere a "The Eagle Has Landed" di essere indubbiamente il momento più suggestivo e poetico dell'album.
A completare il quintetto degli arrangiamenti orchestrali troviamo "Red Star Falling", "Call to Arms" e una "Broken Heroes" sempre stupenda e probabilmente pure la canzone più adatta a questo genere di trattamento.
Prima di un finale all'insegna delle varie versioni acustiche, un siparietto formato da quattro canzoni (su tutte una toccante "Frozen Rainbow" e la blueseggiante "Coming Home"), i Saxon mostrano i muscoli e confermano la loro anima heavy con una rutilante "Militia Guard" e le nuove registrazioni di "Forever Free" e dell'anthem "Just Let Me Rock".
Come altre operazioni simili, "Unplugged and Strung Up" pur non essendo imprescindibile è un'uscita che offre diversi spunti di interesse, primo su tutti dare la conferma che un bel pezzo rimane tale quale sia la veste che gli viene fatta indossare.
We're marching, we're marching, to a land far from home…
I am
I hear
I see
I feel
I review
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