Buzzurri di tutto il mondo accorrete! Ecco i vostri degni compari! Simili più a tre cinghialotti muschiati che a tre musicisti, i Tearabyte giungono al secondo full-lenght (un miracolo praticamente) e non fanno nulla per evitare di rendersi molesti e fastidiosi. Il sound è un thrashone bay area come si suonava vent’anni fa, grezzo e ignorante, ma ovviamente senza un briciolo di classe, maestria e reale impatto deflagratorio. Il singer è un trombone sfiatato che non ce la fa ad emettere suoni di senso compiuto, riuscendo nella nefasta impresa di farmi venire (Lo giuro! È tutto vero!) un pazzesco mal di stomaco curato prima con la Citrosidina e poi con il Malox. Come non bastasse i nostri in chiusura del disco compiono lo scempio assoluto, ovvero la cover triviale e villana (e definirla tale è un eufemismo) di “Comfortably Numb” dei Pink Floyd, una song così bella che per renderla inascoltabile bisogna solo spaccare il disco in due. Ma credete che sia finita qui? Dopo ben 42 minuti di musica suonata con la grazia di due ippopotami che si accoppiano, c’è la sgradevole sorpresa di ben 30 minuti di ghost-track, fatta di strampalate esibizioni live dei tre suddetti zoticoni. La considerevole durata di ben 72 minuti di stritolamento e oltraggio testicolare, continuato e aggravato.
Se il pecoreccio ciarlare di Alvaro Vitali e Bombolo, il panino con la porchetta, birra e rutto libero, nonché i film di Cicciolina e dei suoi amici equini, sono il vostro pane quotidiano, allora non c’è che dire, questi Tearabyte saranno la colonna sonora della vostra vita. Non mi stupirei di incontrare questi tre mandriani del Texas all’angolo di qualche strada mentre tentano, con urle sguaiate, di vendere caldarroste. Burp!! Li ‘tacci vostra!!!
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