Io mi chiedo come si faccia a non simpatizzare per una band di giovinastri che, come se ci trovassimo ancora a fine anni ’80, ci delizia con titoli del calibro di
Putrefactive Infestation,
Impending Morbidity o
Regurgitated Remains? Se poi cotanto marciume testuale viene accompagnato da un apparato sonoro altrettanto maleodorante e retrò, allora non si può chiedere di più.
Inopinatamente, i
Necrowretch provengono dalla Francia, paese che non possiede grande tradizione in ambito old school death metal. Tuttavia, il baldo trio non pare curarsene, e anzi tratta la materia col piglio dei veterani: per rendervene conto vi basterà acquistare il loro recente e notevole debut,
Putrid Death Sorcery.
E se un full length per Century Media suona così rozzo e privo di compromessi, immaginatevi le registrazioni precedenti…
Anzi, fate a meno d’immaginarlo: ci pensa questo
Bestial Rites a illuminarci circa i primi passi della promettente realtà transalpina. La raccolta, in particolare, si sofferma su un EP risalente al 2011, sul 7”
Now You’re in Hell e sul primissimo demo
Rising From Purulence.
17 pezzi colmi di riff tritacarne, di atmosfere macabre, di vocals demoniache e sguaiate… il tutto condensato in poco più di 45 minuti, a dimostrazione dell’attitudine no frills dei
Necrowretch.
Proto-black, thrash alla
Possessed/early
Sepu e soprattutto tanto bel death d’antan: questa la letale mistura che troverete nei solchi del dischetto. Inutile soffermarsi sui singoli brani, omogenei sotto il profilo compositivo e qualitativo. Un plauso sincero, però, va speso per le cover, davvero ben eseguite: oltre a
Zombie Ritual (uno dei pezzi più coverizzati di sempre) ho gradito molto la reinterpretazione di
Supposed to Rot.
Se le coordinate vi stuzzicano, e non vi formalizzate troppo di fronte alle operazioni-nostalgia, non scorgo un solo motivo per cui dovreste snobbare
Bestial Rites. Ok, la produzione è piuttosto sporca (i suoni del demo sono indefinibili, batteria in particolare), ma ciò contribuisce a diffondere ancor più quel delizioso olezzo di cadavere che ha reso grandi album come
Severed Survival o
Into the Grave.
Non credo sia possibile pretendere di più da una band sì ai primissimi passi, eppure già in grado erigere un monumento di carne umana decomposta in onore dei padri fondatori di un genere che sarà anche datato ma che, per quanto mi riguarda, mantiene ancora oggi un fascino insopprimibile.
Bravi!
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