Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:47 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. PUTREFACTIVE INFESTATION
  2. SEPULCHRAL PLEADING
  3. A RANCID SPREE
  4. SADISTIC EXPIATION
  5. FROM A HIDEOUS SUMMONING
  6. ZOMBIE RITUAL (DEATH COVER)
  7. PURE HATE (MERCILESS COVER)
  8. EVIL DISMAY / NECROLLECTIONS
  9. UNHOLY STENCH OF SIN
  10. SUPPOSED TO ROT (NIHILIST COVER)
  11. CALLED FROM THE GRAVE
  12. REGURGITATED REMAINS
  13. IMPENDING MORBIDITY
  14. REPUGNIZER
  15. ASSUMED DEAD
  16. RISING FROM PURULENCE
  17. BURIED TO DEATH

Line up

  • Vlad: vocals, guitars
  • Amphycion: bass

Voto medio utenti

Io mi chiedo come si faccia a non simpatizzare per una band di giovinastri che, come se ci trovassimo ancora a fine anni ’80, ci delizia con titoli del calibro di Putrefactive Infestation, Impending Morbidity o Regurgitated Remains? Se poi cotanto marciume testuale viene accompagnato da un apparato sonoro altrettanto maleodorante e retrò, allora non si può chiedere di più.

Inopinatamente, i Necrowretch provengono dalla Francia, paese che non possiede grande tradizione in ambito old school death metal. Tuttavia, il baldo trio non pare curarsene, e anzi tratta la materia col piglio dei veterani: per rendervene conto vi basterà acquistare il loro recente e notevole debut, Putrid Death Sorcery.
E se un full length per Century Media suona così rozzo e privo di compromessi, immaginatevi le registrazioni precedenti…

Anzi, fate a meno d’immaginarlo: ci pensa questo Bestial Rites a illuminarci circa i primi passi della promettente realtà transalpina. La raccolta, in particolare, si sofferma su un EP risalente al 2011, sul 7” Now You’re in Hell e sul primissimo demo Rising From Purulence.
17 pezzi colmi di riff tritacarne, di atmosfere macabre, di vocals demoniache e sguaiate… il tutto condensato in poco più di 45 minuti, a dimostrazione dell’attitudine no frills dei Necrowretch.

Proto-black, thrash alla Possessed/early Sepu e soprattutto tanto bel death d’antan: questa la letale mistura che troverete nei solchi del dischetto. Inutile soffermarsi sui singoli brani, omogenei sotto il profilo compositivo e qualitativo. Un plauso sincero, però, va speso per le cover, davvero ben eseguite: oltre a Zombie Ritual (uno dei pezzi più coverizzati di sempre) ho gradito molto la reinterpretazione di Supposed to Rot.

Se le coordinate vi stuzzicano, e non vi formalizzate troppo di fronte alle operazioni-nostalgia, non scorgo un solo motivo per cui dovreste snobbare Bestial Rites. Ok, la produzione è piuttosto sporca (i suoni del demo sono indefinibili, batteria in particolare), ma ciò contribuisce a diffondere ancor più quel delizioso olezzo di cadavere che ha reso grandi album come Severed Survival o Into the Grave.

Non credo sia possibile pretendere di più da una band sì ai primissimi passi, eppure già in grado erigere un monumento di carne umana decomposta in onore dei padri fondatori di un genere che sarà anche datato ma che, per quanto mi riguarda, mantiene ancora oggi un fascino insopprimibile.
Bravi!
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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