Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:50 min.
Etichetta:Underground Symphony Records

Tracklist

  1. INSOMNIA
  2. SERVANT OF THE SERVANTS
  3. CARONTE
  4. FAST AS A BULLET
  5. AFTER THE PAIN
  6. THE WEIGHER OF SOULS
  7. ZOMBIES TRAIN
  8. 20RS OLD
  9. GETSEMANI SUITE

Line up

  • Luigi Martino: vocals
  • Brian Russo: guitars
  • Peppe Pandolfi: guitar
  • Vincenzo La Tegola: bass
  • Enzo Arato: drums

Voto medio utenti

“[…] l’heavy metal è un complesso maelstrom di nevrosi e desiderio. Forgiato in una potenza inflessibile d’ingannevole semplicità, ha un’onnivora brama di vita […]”.
Le parole sono di Ian Christe, sono (brutalmente) estrapolate dal suo interessante “Sound of the beast” e, per quanto mi riguarda, sono perfette per illustrare l’essenza di questo “The weigher of souls”, debutto sulla lunga distanza dei Black Inside.
Lo stimato scrittore, musicista, ed editore svizzero con la suddetta definizione, nello specifico, si riferiva ai leggendari esordi dei Black Sabbath, ma anche al di là delle connessioni “dirette” tra i nostri napoletani e i maestri di Birmingham (di cui sono stati una cover band e che tuttora rappresentano un importante ascendente sulla loro esposizione artistica), quello che mi premeva sottolineare con tale analogia è l’urgenza espressiva di una formazione che suona “classic metal” con un’intensità e una vitalità invidiabili, in grado ancora di fare la differenza pure (e soprattutto, direi …) in un momento storico piuttosto favorevole a queste tipologie stilistiche.
Il fatto che dietro al fosco monicker si celino veterani della scena partenopea e non “ragazzini” alimentati da un congenito entusiasmo, da un lato evidenzia il carattere immortale della “fede metallica” e dall’altro contribuisce verosimilmente a rendere maggiormente solido e profondo l’approccio ad una materia che quando affrontata con superficialità rischia di diventare eccessivamente banale e scontata.
Fidatevi, in quest’album troverete esperienza, cultura, vocazione e fervore, i precetti (e i precettori) della NWOBHM e del doom, mentre sarà davvero impossibile rintracciare l’ombra di un formalismo o la sensazione di una qualche forma di sterile riproduzione.
Tradizione e ispirazione s’intrecciano nella potenza e nelle armonizzazioni di “Insomnia”, nelle frenesie vagamente Saxon-iane di “ Fast as a bullet” e nelle pulsazioni enfatico-corrosive di ”Zombies train”, per poi esplodere letteralmente nel pachidermico lirismo gotico di “Servant of the servants”, nel fascino sinistro e melodrammatico di “Caronte” (contrassegnato da intriganti vocalizzi lirici …) e nelle evocazioni ancestrali di “After the pain”, fatali per ogni estimatore della grandeur decadente dei Sabs.
Ulteriori inconfutabili e deflagranti dimostrazioni di “forza” arrivano dalle atmosfere solenni della title-track, dal groove melodico e denso di “20rs old” e ancora dalla monumentale “Getsemani suite”, un fuligginoso poema epico-mistico posto a suggello di un disco su cui gli estimatori del genere farebbero bene ad investire senza indugi.
Se il fenomeno “heavy metal” continua a fare proseliti in tutto il mondo, e la sua versione più “conservatrice” conquista (tra alti e bassi) da così tanto tempo intere generazioni di musicofili una ragione ci sarà … ascoltare (e sostenere!) gruppi dall’attitudine invincibile come i Black Inside vi aiuterà certamente a svelare l’arcano.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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