Ci sono storie che, per fortuna, finiscono bene. Storie di band sfigate ma dal grande talento per le quali tutti noi tifiamo, ci identifichiamo ed infine esultiamo una volta raggiunto il traguardo. Questa è la storia degli
Hell, band inglese dedita ad un metal calssico con un pesante mood oscuro e teatrale sulla scia di
Mercyful Fate e
Angelwitch che all'inizio degli anni '80, nonostante le indubbie capacità artistiche rimase incul... fregata dalla casa discografica che fallì prima di immettere sul mercato il tanto agognato esordio discografico. Così, mentre colleghi più blasonati suonavano, incidevano e venivano glorificati in nome della NWOBHM, agli
Hell toccava fare da spettatori. Quando però questi inglesi, gente che non smette di crederci, che ha il metal nelle vene, incontra il signor
Andy Sneap ecco che esce
Human Remains, la rivincita dei nostri, che hanno finalmente l'occasione di pubblicare quel materiale rimasto per troppo tempo nascosto a gioia e beneficio di noi tutti.
Passati un paio di anni e calcati i palchi dei festival estivi, gli
Hell (compreso
Sneap, chitarrista ufficiale nonché produttore) si ritrovano per dare un seguito al loro primo lavoro e continuare quella carriera partita con leggerissimo ritardo. Se precedentemente potevano contare su canzoni composte trent'anni prima (i demo sono del 1982), stavolta il lavoro di songwriting, per stessa ammissione della band, è per metà composto dal recupero di riff e canzoni persi nel tempo e per l'altra metà da materiale scritto per l'occasione. Un bel banco di prova per
Curse & Chapter, superato alla grande! Se da un lato gli inglesi non possono più contare sull'effetto sorpresa generato dal debutto, hanno invece dalla loro parte grandi canzoni ed un sound tanto particolare quanto ammaliante. Vengono infatti mescolati metal classico, horror e sprazzi di thrash nei momenti più irruenti, tutto magistralmente interpretato dalla voce di
D. Bower, un vero mattatore che grazie alla sua teatralità regala altissimi momenti espressivi. Il resto lo fanno le chitarre di
K. Bower e
Sneap che, con riff mai banali e splendidi assoli costruiscono canzoni, magari non immediate, ma forse proprio per questo uniche. I momenti migliori li viviamo con
The Age of Nefarius (già edita nell'Ep apripista),
Darkhangel, la sinistra strumentale
Deathsquad che con il suo mix di melodie, aggressività e tastiere raggiunge alti livelli di epicità, la magnifica ed evocativa
Something Wicked This Way Comes e la trascinante (impossibile non cantarla)
Land of the Living Dead. Da segnalare (come per il disco precedente) una cover, è stata scelta una canzone dei
Race Against Time intitolata
Harbringer Of Death, qui reinterpretata al meglio. Quando acquisterete il disco, perché spero proprio che lo farete, potrebbe interessarvi l'edizione limitata che contiene un bonus DVD con pezzi live registrati al
Darwin Suite Assembly Rooms e al
Bloodstock Open Air.
Inutile andare avanti e descrivere nel dettaglio ciascun pezzo, gli ingredienti ve li ho detti,
Curse and Chapter dotato di una produzione superlativa, sorprende ed emoziona in tutte le sue 12 canzoni, per tutti i suoi 60 minuti e vola dritto nella mia top 10 di questo 2013. Un bell'esempio di quello che un certo tizio (una divinità per me) chiamava "
the sound of perseverance".