No throwbacks, no breakdowns, no wanking, no trends. Modern American Brutal Death Metal!
I californiani
The Kennedy Veil ci mostrano subito i loro intenti partendo da questa descrizione (che appare sul loro profilo Facebook) e aggiungono ulteriore cattiveria, qualora non fosse ancora chiaro, con una bella copertina violenta il giusto e piena di macabri dettagli.
Il quartetto californiano torna sul mercato appoggiato dalla
Unique Leader Records dando un seguito al disco di debutto autoprodotto datato 2011. Cosa troviamo di nuovo su questo
Trinity of Falsehood? Ulteriore brutalità che si aggiunge ad altra brutalità. Una vera tempesta di schegge di vetro che ti strappano velocemente la carne e ti riducono a brandelli. La lezione dei maestri
Suffocation ed
Hate Eternal viene evoluta e fatta passare attraverso l'influenza di formazioni più "giovani" come
Origin, Decapitated, Psycroptic, Gorod e quella degli italiani
Hour of Penance con cui gli americani hanno diverse affinità.
D'altronde i musicisti di questa band provengono da altri gruppi estremi, sia a livello di Ep che di demo, sia (per quanto riguarda il drummer
Gabe Seeber) da formazioni affermate come i
Decrepit Birth, era quindi lecito aspettarsi questo tipo di suono e non,che so, dell'hard settantiano.
Chitarre tarantolate dal riffing veloce ed elaborato che seguono i tempi assolutamente non lineari del mostruoso
Gabe Seeber che con tecnica e inventiva riempie ogni spazio del disco con buona profondità, essendo microfonato in modo intelligente e non piatto. Molto buono anche il lavoro di basso che ha spesso l'occasione di emergere (come in
Beneath the Shroud of Atonement) e farsi apprezzare. Il cantato, come da tradizione del genere proposto, è un growl abrasivo non eccessivamente basso a volte doppiato su base scream. La tecnica mostrata negli 11 brani di
Trinity of Falsehhod è davvero elevata e, ad un primo ascolto, si viene letteralmente sommersi dal turbine di note salvo poi farci l'orecchio e poter meglio seguire le acrobazie musicali dei nostri. La breve durata dei pezzi e del lavoro (32 minuti) è giusta per non affaticare e permette di ritornarci sopra senza troppo impegno.
Inutile fare un track by track, ogni canzone ha all'interno talmente tante variazioni, rallentamenti, accelerazioni, riff che starei a scrivere dieci righe per ogni singolo componimento. Meglio considerare l'album nella sua totalità, nel suo rollercoaster musicale.
Questo
Trinity of Falsehood è sicuramente la bomba estrema di questo gennaio, chi segue le band citate o chi ha voglia di farsi stuprare le orecchie, ha nei
The Kennedy Veil i propri molestatori.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?