Nati sul finire del 2009 con membri fuoriusciti da altre realtà come
Walhalla e
SpellBlast, i bergamaschi
LionSoul giungono al loro debutto autoprodotto con una proposta piena di personalità e qualità, basata non tanto su un power metal di stampo europeo quanto su un classic metal a tutto tondo, che presenta elementi propri di soluzioni anni '80 più rocciose ed altri più squisitamente melodici ed epici.
L'epica, indubbiamente, è una parte fondalmentale del debutto dei LionSoul e non solo per l'aspetto musicale, dato che "
Omega" pur non essendo un concept album tratta temi ed argomenti che presentano come unico filo logico l’antica Grecia; forse a causa di questo, forse per un approccio che si percepisce immediatamente a pelle come "vero" e "sentito" le emozioni che mi ha trasmesso "Omega" sin dal primo ascolto sono assimilabili ad un altro debutto di una band italiana che a distanza di 16 anni ancora mi scalda il cuore e mi emoziona, ovvero quel "
Lord of the Sky" degli
Heimdall: qui l'heavy metal è decisamente meno in chiave power e meno legata all'uso di cori e melodie più accattivanti, le ottime furiose ritmiche della coppia
Parise/Belloli fanno da cornice per la potente ugola di
Ivan Castelli, protagonista del sound dei LionSoul con un particolare timbro, acuto e squillante, decisamente adatto a far decollare definitivamente brani tirati ed entusiasmanti come l'opener "
Heavenly Ride", intelligentemente posta in apertura dato che si propone fortemente non solo come pezzo migliore del disco ma anche come uno dei più convincenti che abbiamo avuto modo di ascoltare negli ultimi tempi.
Anche nei brani più ritmati e cadenzati i LionSoul dimostrano grande perizia, e così anche le successive "
A New Horizon", "
Liar" (uno dei brani meglio riusciti di "
Omega"), l'orientaleggiante mid-tempos "
Tiger of Gaugamela" e la più powerosa "
Shadow of the Black Horse" sono sapientemente bilanciate tra chitarre aggressive, breaks suggestivi e melodici e chorus di grande impatto.
Nella seconda parte del disco c'è qualche piccolo calo di tensione ed anzi è particolare il fatto che a nostro avviso il brano meno emozionante e trascinante del disco come "
The Prescient" sia al momento l'unico presentato su Youtube; non che sia brutto, ma di sicuro con tutte le altre "hits" a disposizione ben più riuscite è un peccato che magari i LionSoul vengano inquadrati con questo brano dai lettori meno curiosi od attenti.
La runningwildiana "
Atlantis" e "
Delirious Mind" ci portano alla suite title-track conclusiva da più di dieci minuti di durata, davvero epica e trascinante, con qualche passaggio pianistico a-la-Queen a vuoto qua e là, decisamente comprensibile anche per il fatto che stiamo parlando di un'opera prima, ma che è un po' la summa artistica dei LionSoul, una band che onestamente non conoscevamo e che ci ha incredibilmente colpito e convinto sin dal primo ascolto: packaging professionale, registrazione e produzione di altissimo livello, prova tecnica della band al livello di un songwriting fresco, trascinante e mai stantio o banale, e senza dubbio un cantante che sa elevare in maniera altisonante le ottime composizioni della band di Bergamo, che ripetiamo sembrano veramente sentite e partorite con gran passione e mai costruite a tavolino, cosa che alla fine si ripercuote con grande positività sull'esito finale.
Ci auguriamo un ottimo futuro per i
LionSoul e nel frattempo continuiamo a goderci questo "
Omega", una sferzata di heavy metal classico alla quale tutti i "defenders" o semplicemente tutti gli amanti di queste sonorità dovrebbero concedere più di un semplice ascolto.