Gradita sorpresa questa dell'ultimo album dei
Dark Horizon. "Dark Light's Shades" segue a due anni di distanza il travagliato disco di esordio "Son Of Gods", un album solo discreto ma che già presentava le potenzialità compositive del gruppo. Oggi, anche grazie ad un rimpasto dei membri della band, i Dark Horizon riescono a produrre un album di power metal sinfonico davvero eccezionale. Nessuna sbavatura: dalla produzione perfetta, su cui ha messo le mani anche il noto Sascha Paeth, alla grafica sobria del booklet, passando in modo impeccabile per i diversi brani. Una breve intro d'atmosfera introduce da subito uno dei pezzi più accattivanti dell'album, "Painted In Blood", dove sopra una ritmica orecchiabile la voce calda la fa da padrona, bollando così il nuovo singer della band come l'ennesimo (ma nemmeno poi tanti) talentuoso cantante italiano. Dopo un brano particolare, di evidente eredità "queensrychiana", "Victim Of Changes", con "The Master Bright Sea" entra prepotente un pezzo veloce: è la sintesi di quello che dovrebbe essere il power sinfonico, le cui tastiere ricordano in alcuni momenti quelle di Eddy Antonini. Con "Dragon's Rising" non possiamo nuovamente non soffermarci sull'interpretazione perfetta del nuovo singer che esegue in modo straordinario le melodie, più heavy che power, di questo brano. "The Spell You're Under" è ancora un brano molto heavy in cui si inseriscono intermezzi neoclassici. Ma è con la trilogia dedicata ad Annibale che si tocca l'apice sia dell'interpretazione vocale sia della capacità compositiva della band: "The Oath" è un pezzo che colpisce al primo ascolto, una ballad epica d'effetto che si assicura il mio personale giudizio di essere il miglior pezzo dell'album, segue un brano più articolato, dall'inizio marziale e un intermezzo melodico, dove non si può non notare la grande prestazione della chitarra su tastiere anni settanta, chiude infine "The Weeping", in cui la voce si fa alta a ricordare gli Helloween e i vecchi Angra. A termine dell'album troviamo "Flying In The Wind", un pezzo lento in cui spiccano voce e archi, che a mio parere genera un effetto troppo discordante con il resto dell'album... ma se questa è l'unica pecca dell'album, allora tanto di cappello!
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