Dopo aver ben battuto il ferro del melodic (gothic) death metal finché era caldo, un modo come un altro per dire “aver approfittato di un briciolo di visibilità senza avere le qualità/capacità per uscire completamente dall’anonimato” , i “simpatici” austriaci Darkside hanno iniziato a centellinare le loro uscite e così abbiamo dovuto aspettare sei anni per ascoltare il successore di
“Amber – Skeletal Journeys Through The Void”, non che abbiamo penato in questo periodo, anzi, però visto il lungo tempo trascorso era lecito aspettarsi qualcosa di notevole…E infatti di notevole c’è sicuramente la durata, quasi cento minuti di musica, un’impresa titanica che, se non supportata dalla più elevata ed eccelsa delle ispirazioni, può trasformarsi in una sfiancante prova d’ascolto…E così è stato! Nella mia lunga carriera di scribacchino ho ascoltato davvero tanta musica, a volte anche qualitativamente inferiore rispetto a questa, ma raramente mi sono trovato a “lodare il cielo” (dopo averlo abbondantemente maledetto durante l’interminabile ascolto) una volta arrivati all’ultima traccia…Pesante, lungo, inutile, prolisso, sorpassato definitelo un po’ come volete, ma certamente sarà difficile riuscire a trovare un aggettivo che sia positivo…Conoscendo i Darkside non mi aspettavo certo un capolavoro ma neanche ‘sto polpettone difficilissimo da digerire e ancor più difficile da capire. C’è stato un tempo in cui se non registravi un concept album eri un signor nessuno, tutti i gruppi più o meno importanti ne hanno realizzati, ma oggigiorno, per fortuna, la moda è passata dunque andar a tirar fuori un concept sulla vita di Madeleine de Demandolx de la Palud (un’orsolina accusata di stregoneria dall’Inquisizione del XVII secolo) è almeno discutibile, se lo si articola poi su venti pezzi con ben cinque intermezzi più una strumentale, si capisce subito che l’impresa (cioè l’ascolto) si presenta molto ostica…Sicuramente, e ci mancherebbe altro, c’è qualcosa da salvare come
“Black Halls Of Inferno” e nella title track
“Inferno” , ma è veramente niente se paragonato allo strazio che si deve subire per il resto dell’album, e nonostante ci troviamo di fronte agli highlights dell’album resta comunque l’impressione di aver ascoltato dei pezzi discreti, non certo trascendentali, dove alcuni soluzioni, come gli interminabili e inopportuni assoli, siano più un modo per prendere tempo e allungare il brodo piuttosto che delle vere e proprie esigenze musicali . Questo è il classico album per cui si può dire tutto e il suo contrario, vista l’enorme mole di materiale sonoro proposto, ma quello che manca è un vero amalgama e una vera linea direttrice, troppo spesso infatti si ha l’impressione di ascoltare ora questa ora quella band, quando invece si tratta solo di una band, i Darkside, senza alcuna personalità né ispirazione propria, come se gli ultimi (pessimi)
Hypocrisy incontrassero i
Therion più pacchiani e male equipaggiati, e cercassero di essere quanto più banali possibili. Ascoltare quest’album per poterlo recensire onestamente è stata una tale sofferenza che
“Inferno” non girerà mai più nel mio lettore, neanche per masochistico piacere…
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