Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:46 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. HELL COMES DOWN FROM HEAVEN
  2. A BULLET'S TALE
  3. RUNNING OUT OF TEARS
  4. ONE MINUTE LEFT TO LIVE
  5. SIGN OF YESTERDAY
  6. WON'T TRUST, WON'T FEAR, WON'T BEG
  7. A LIFE TO DIE FOR

Line up

  • DC Cooper: vocals
  • André Andersen: keyboards
  • Jonas Larsen: guitars
  • Andreas Passmark: bass
  • Allan Sørensen: drums

Voto medio utenti

Royal Hunt è, da ormai 25 anni, sinonimo di qualità. La band danese, fondata nell'ormai lontano 1989 da André Andersen, ha sempre sfornato dischi di un livello molto alto, sbagliando poco o nulla e offrendo alla critica davvero risibili occasioni per darsi da fare in maniera negativa. Anche i diversi cambi di line-up, soprattutto al microfono, hanno offerto prestazioni sempre all'altezza, grazie a cantanti di livello assoluto.

Diciamolo subito, così ci togliamo un fardello pesante come un macigno: DC Cooper è il migliore tutti.
E ve lo dice un fan sfegatato di Mark Boals, uno che per questo ha sbavato quasi più su "X" che su "Paradox"..cose dell'altro mondo. Ma DC, col suo ritorno in formazione coinciso con l'uscita dell'ultimo "Show Me How to Live", ha veramente fatto il botto, riportando la band a quei livelli incredibili di fine anni '90, targati appunto "Paradox" e "Moving Target", due dischi allucinanti e tra i migliori di quel melodic prog che davvero pochi al mondo sono mai riusciti a padroneggiare in quel modo.
Il primo disco dopo il rientro di DC è stato sicuramente un buonissimo disco, magari non così entusiasmante (almeno per il sottoscritto) ma senza dubbio ha segnato un ritorno importante sulle scene, risultando però poco coeso, come se musica e voce viaggiassero su binari molto vicini ma paralleli, non trovando mai un vero punto d'incontro. Alcuni brani erano favolosi, come la title-track o "Hard Rain's Coming", ma la sensazione generale era di qualcosa di incompiuto, qualcosa su cui si poteva lavorare meglio e con più attenzione ai dettagli.
Ecco, quel qualcosa è "A Life to Die For".
C'è da dire che l'inizio non è dei più promettenti: "Hell Comes Down From Heaven" infatti è un mid-tempo da latte alle ginocchia, davvero pesante, che si trascina stancamente per una decina scarsa di minuti non lasciando dentro quasi nulla, fatta eccezione per una prestazione al microfono che sembra addirittura migliore di quelle del passato.
Poi però arriva "A Bullet's Tale" e tutto cambia: il brano è uno dei migliori in assoluto della discografia dei danesi, e sto parlando di 12 album. Fresco, arioso, spinto sull'acceleratore quanto basta per renderlo memorabile fin dal primo ascolto, il tutto condito da un assolo allucinante di Jonas Larsen che permette al brano di fare il definitivo salto di qualità verso il capolavoro e al disco di spiccare finalmente il volo verso l'adeguata Gloria.
Da lì è tutta una gioia: cori azzeccatissimi, melodie strappalacrime e rizzapeli, brani costruiti attorno alla voce e voce totalmente al servizio della musica, aspetto che mancava su "Show Me How to Live" e che qui, al contrario, viene spinto quasi alla perfezione. Non scendiamo mai sotto i 5 minuti eppure le tracce scorrono che è un piacere e, quando raggiungiamo la fine della splendida e antemica title-track "A Life to Die For", la sensazione di vuoto diventa tangibile, così come la voglia di ripartire dall'inizio nell'ascolto..ok, magari non proprio dall'inizio ma ci siamo capiti.

"A Life to Die For" è l'album della VERA rinascita dei Royal Hunt, sempre se si può parlare di rinascita per un gruppo che, come ribadito più volte, non ha mai sbagliato praticamente nulla. Senza quell'opener il giudizio sarebbe stato ancora migliore, ma direi che anche così non possiamo proprio lamentarci.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini
Un altro centro!

Se quest'album non è il migliore dell'era Cooper poco ci manca!Non solo supera l'ottimo"Show me how to Live",ma si pone in diretta concorrenza con le cose della band.Il concept guida è incentrato questa volta sul tema del"cosa vale la pena per vivere o morire"e in più c'è la presenza di un'orchestra vera e il risultato è grandioso poiché si sposa magnificamente con le sonorità maestose e orchestrali che la band ha sempre avuto.Super!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 gen 2014 alle 14:16

Comunque ho riascoltato l'album ed effettivamente è molto bello e si piazza poco sotto i due album citati. Bene così!

Inserito il 20 gen 2014 alle 23:10

"Ahimè", che Paradox e Moving Target siano su un altro piano è indubbio :D

Inserito il 20 gen 2014 alle 22:49

l'ho comprato, gli ho dato un ascolto e non mi è sembrato un granchè. Ma viste le vostre parole positive lo riascolterò volentieri. Consiglio però a JimmiV di ascoltare moving target e paradox, comunque su un altro livello!

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.