Gli
Skull Fist si erano già fatti apprezzare in occasione del loro esordio, "Head of the Pack" (2011), e ora riescono a replicare con il suo successore, "Chasing the Dream", che è nuovamente un - a mio parere - riuscito omaggio al Metal degli eighites, apertamente dichiarato tanto nelle intenzioni quanto nei fatti e largamente evidente su brani come ad esempio "Call of the Wild", un vero tributo alla N.W.O.B.H.M. con quel guitarwork che hanno bellamente ereditato dagli Iron Maiden.
Come resistere poi al tiro, tanto energico quanto ingenuo nel suo pulsare, di un pezzo come "Sign of the Warrior". E se devo riconoscere che nel modo di cantare di Slaughter mi tornano in mente i Witch Cross di "Fit for Fight", è palese come le influenze della formazione canadese si estendano oltre, sino a inglobarne di più
abbordabili come per "Bad for Good" (Scorpions) o "Chasing the Dream" (non così distante dai Motley Crüe o Dokken).
Dato che la durata dell'album è piuttosto contenuta (sotto i quaranta minuti) forse si poteva evitare la strumentale "Shred's not Dead" a favore di una
vera canzone, visto che poi sulla successiva e conclusiva "Mean Street Rider" si fanno pure prendere un po' la mano da un pizzico di protagonismo di troppo.
Sebbene sul finire del disco gli Skull Fist mostrino così il fianco a qualche critica, "Chasing the Dream" è una discreta uscita che il gruppo promuoverà dal vivo supportando gli Enforcer. Una bella accoppiata, ma non saranno soli, dato che con loro troveremo sia i Vanderbuyst sia i Gengis Khan.
Ovviamente Metal.it non mancherà all'appuntamento, per poterli testare anche sotto questo aspetto.
R.W.O.H.M. at its best... o quasi! Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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