Non saranno certamente dei campioni, ma ascoltarsi un lavoro dei brasiliani
Hazy Hamlet può fare piacere. Attivi da 1999 e qui giunti al secondo album, i nostri sono devoti guerrieri al servizio del dio metallo e propongono un suono molto tradizionale e sporco. Tanto per capirci non utilizzano un cantante dalla timbrica squillante o dall'estensione infinita, né sbrodolate tecniche di chitarra né una batteria tentacolare, adottano invece un approccio sporco e fiero sulla scia di quanto proposto dai (furono)
Running Wild e
Tank, parlando al passato remoto.
Wroom Wroom! E via che si parte sgasando su una moto che è tutta un concentrato di clichè metallici tra teschi, draghi, corvi, spade, come del resto la musica dei brasiliani. Il disco si apre proprio con una rombata che introduce
Full Throttle un brano che ha i
Running Wild nelle vene e prosegue poi con
Symphony of Steel uscita direttamente dagli anni '80 e che ricorda qualcosa dei
Tank del periodo
Honour e Blood. Inizia con un riff bello tosto, poi una colata di metallo si abbatte su di noi con un up tempo anthemico scandendo un "
we play out loud the symphony of steel!"
Dopo una strumentale da 3 minuti, la epica
Vendetta col suo carico di cori e la sgraziata ugola di
Arthur Migotto mette in scena la sua lezione priestiana, sinceramente non proprio ben riuscita.
Aumentano i giri e la veloce
Jaws of Fenris apre la seconda parte del disco col suo ruvido power, doppiata poi dalla epica
Odin's Ride (naturalmente Odino viaggia in moto). Concludono l'album
Thorium, un mid tempo palesemente debitore dei
Manowar di
Blood of my Enemies, segue
Red Baron canzone quadrata che tra cori e riff metallici è un compendio del suono degli
Hazy Hamlet.
Niente di imprescindibile e tutt'altro che fondamentali, ma sufficienti per passare una quarantina di minuti di semplice e grezzo heavy metal con tutti i suoi stilemi.
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