Devo dire che all'inizio ero titubante nell'approcciarmi a questo apparente minestrone sonoro così descritto nel promo:
Alfahanne is a mix of black metal with classic rock and punk and some goth influences.
Ogni dubbio è stato poi spazzato via con l'ascolto di questo debutto della band svedese e quel che ne rimane è un buon album che mi sento di consigliare, ma vediamo nello specifico con cosa abbiamo a che fare.
Gli
Alfahanne sono un gruppo di recente formazione (alle spalle hanno solo uno split con gli
Shining del 2012) ma i membri sono scafati mestieranti dell'underground black svedese (
Vinterland, Maze of Torment) che, dopo diversi anni devono essersi stancati di tutta quella negatività e blasfemia e hanno pensato di combinare i caratteristici riff black metal con ritmi cadenzati e un cantato meno estremo.
Mi spiego meglio, all'interno di
Alfapokalyps possiamo godere dei gelidi e taglienti riff di
Immortal, Satyricon, Dark Throne ed
Enslaved mischiati con un'aurea gotica che rimanda a
Paradise Lost, Crematory e primi
Katatonia e con un pizzico di dark wave/post punk.
Sembra qualcosa di azzardato ma vi assicuro che funziona alla grande.
Potremmo definirlo in modo casereccio "
true-black abbordabile". True perché esente da aberrazioni moderniste o contaminazioni sinfoniche anzi, utilizza le regole base del genere con riff magari già sentiti, ma che sono ispirati e funzionano, abbordabile perché data l'assenza di parti veloci in blast beat e di un cantato intellegibile facilitano l'approccio a questo bel disco anche a chi non è particolarmente avvezzo al genere.
10 canzoni per 45 minuti di musica ispirata ed atmosferica cantata in lingua madre con una voce decisa, meno "malvagia" di quella che classicamente viene utilizzata per questo tipo di produzioni, ma ugualmente ammaliante. Pezzi irresistibili negli arrangiamenti, con riff assolutamente black su una struttura più rock che sono una magata e me ne fotto allegramente se qualcuno commenta che sono paraculi, venduti, finti, alla moda... Alla moda di cosa poi? Devo dire che le foto promozionali non giocano dalla loro parte, ma sono qui a valutare la sostanza e non le acconciature, i pitturini o i lustrini.
Il disco è registrato bene e intelligentemente evita sia di risultare plasticoso e artefatto, sia di lanciarsi in un finto recupero di suoni "zanzarosi" di inizio anni '90, trovando un giusto compromesso.
In ultimo cito la partecipazione in qualità di guest vocals di
Hoest (
Taake) nel brano
Såld På Mörkret, di
Niklas Kvarforth (
Shining) su
Bättre Dar e di
V'gandr (
Helheim) su
Indiehora.
Una bella sorpresa.
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