Dopo diversi EP, finalmente i
Ragestorm riescono a dare alle stampe il loro primo album, sul quale ritroviamo una gustosa combinazione di Thrash, Brutal e Death, pure alcuni brani già proposti in passato, ma nell'occasione con esiti ancora migliori, grazie anche a un booklet (con tanto di
instructions for use) e relativo artwork, personali e ben realizzati.
Così come l'ottima resa sonora (il passaggio ai Finnvox Studios ha sicuramente giovato), con in risalto e in gran spolvero, tanto le chitarre di Rufio e Tele quanto la prestazione dietro al microfono da parte di Marke.
Non che la sezione ritmica se ne stia quieta e in disparte: basta sentirli come picchiano sulla titletrack, che – e non solo per avervi dato il titolo - è indubbiamente uno dei brani più rappresentativi dell'album.
Un lavoro che è devastante sin dalle sue prime battute, con le violentissime "The Meatgrinder Theory" e "Debt Ritual" prontissime a dare mazzate a 360°, ma già qui cominciano a intravedersi le
intromissioni dello Swedish Death Metal, le stesse che risalteranno poi su "New World Disorder" e sulla conclusiva "Reaching the Impossible", che pur si apre a qualche influenza
modernista, cui tuttavia non appartiene di certo quel pianoforte incastonatovi poco prima dell'esplosione finale. Mentre a sentire "Moloch" sembrerebbe che nel loro
maelstrom sonoro, i Ragestorm non si facciano mancare nemmeno un pizzico di virulento e sfacciato Thrash alla Overkill.
Gli inserti di effetti e di alcuni narrati (come quello che caratterizzano "Hari Seldon's Speech") che si incontrano qua e là, non suonano affatto pretenziosi, anzi danno ulteriore personalità alle composizioni (probabilmente un concept album) di questa formazione valdostana che sembra essere ormai pronta a raccogliere quanto seminato negli anni.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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