Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:50 min.
Etichetta:Red Bull Records

Tracklist

  1. ALL I WANT IS EVERYTHING
  2. RUN FOR COVER
  3. ON MY OWN
  4. SOMETIMES
  5. KEEP SWINGING
  6. LONG ROAD
  7. SOLD MY SOUL
  8. PERFECT
  9. PINNACLE
  10. TITLE FIGHT
  11. ROLL THE DICE
  12. THE SOUND OF A LOST GENERATION

Line up

  • Joe James - vocals
  • Jono Yates - guitar, backing vocals
  • Nic Montgomery - bass, backing vocals
  • Matt Freer - drums

Voto medio utenti

Le prime cinque tracce di The Good Youth hanno un impatto formidabile e da sole bastano a far capire perché questa giovane band inglese sia riuscita ad emergere dall'inflazionato panorama emo/pop punk/alternative e convincere la Red Bull Records a puntare su di loro, facendosi carico di esprimere le inquietudini della loro generazione. Keep Swinging, semi ballad a metà fra elettronica e pop di derivazione Coldplay, l'esplosiva opener All I Want Is Everything, tutta di doppio pedale e vulcaniche linee di chitarra, i due singoli Run For Cover e On My Own, Sometimes sono anthems che mostrano come i Blitz Kids abbiano cuore ed ambizione e rappresentano un deciso passo avanti nel songwriting rispetto al già interessante debut del 2011 Vagrants & Vagabonds, che aveva creato un hype che andava di pari passo con il dubbio che potessero rappresentare l'ennesima meteora. I refrain sono indubbiamente il punto di forza, cantati e da cantare a squarciagola, mostrano i passi da gigante fatti dalla già bella voce di Joey James Inoltre i Blitz Kids non sbagliano una melodia, non essendo dei virtuosi scelgono intelligentemente di puntare su strutture semplici, pulite e ben suonate. A valorizzarli dovrebbe pensarci John Feldmann, ex frontman dei Goldfinger e produttore per nomi come Panic at the Disco, All Time Low e Kelis, che tende a smussare l'approccio più grezzo e tendente al punk degli inizi, per indirizzarlo verso un rock alternative dalle chiare tinte british. O almeno questo è l'intento, i risultati invece sono altalenanti. Perfect si avvicina al lavoro chitarristico dei 30 Seconds To Mars e mostra quella che potrebbe essere l'evoluzione del sound di pari passo con la crescita anagrafica dei membri della band. Il problema è che ci sono altri sei brani e non se ne salva uno: stucchevoli, vanno dall'inutile e scontato alla totale imbecillità. Facciamo cinque, l'ultima The Sound of a Lost Generation la salviamo. La colpa è palesemente del produttore, che, quando interferisce troppo, toglie quel sincero slancio emotivo e fa precipitare il sound dal suo perfetto equilibrio verso i gruppi preconfezionati e zuccherosi per teenager stile MTV. Il brano di chiusura si salva, perché è una specie di incontro di box fra lo stile che ai Blitz Kids viene più naturale e la mano pesante di Feldmann. Se i cinque brani, che nemmeno vi cito, fossero stati all'altezza degli altri, The Good Youth sarebbe finito top album per il suo genere. Se andate al Download Festival quest'anno, non perdeteli.
Recensione a cura di Laura Archini

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