Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:38 min.
Etichetta:Steamhammer

Tracklist

  1. BLACK SMOKE
  2. HELLION RISING
  3. VICTIMS OF THE DEAD
  4. THUNDER ROAR, THE CONQUEST, LA BOCA DE LA BESTIA - THE MOUTH OF THE BEAST
  5. EARTHSHAKER
  6. TIED TO THE GALLOWS POLE
  7. DECEIVER
  8. IMMORTAL LEGACY
  9. S.O.W.
  10. VIOLENCE OF ACTION
  11. ATLANTIS (JOURNEY TO ATLANTIS)
  12. THE WORLD WILL BURN

Line up

  • Katon W. de Pena: vocals
  • Mike Guerrero: guitar (lead)
  • Lance Harrison: guitar
  • Steve Harrison: bass
  • Jorge Iacobellis: drums

Voto medio utenti

Tra i prime movers della scena thrash floridiana, gli Hirax dopo il loro debutto avvenuto nel 1985 col grezzo e incendiario Raging Violence seguito poi da Hate, Fear and Power, si sono persi nelle sabbie del tempo e hanno fatto sparire le loro tracce fino al grande ritorno del 2004 col buonissimo The New Age of Terror, doppiato nel 2009 dal passabile (ma nulla più) El rostro de la Muerte.
Ormai la compagine storica si è totalmente volatilizzata ed il solo immarcescibile Katon DePena resiste portando avanti con testardaggine il nome degli Hirax, anche se questa volta le defezioni rispetto al precedente lavoro sono ridotte al solo Glenn Rogers che abbandona il suo posto alla chitarra in favore del nuovo Mike Guerrero.

Ho impiegato davvero tanti ascolti prima di esprimere un parere su Immortal Legacy, non perché sia un disco particolarmente complesso, solo volevo vedere se dopo la botta iniziale c'era qualcos'altro. La mia risposta purtroppo è no, o meglio, non molto. Dopo il micidiale uno-due che apre il disco e che vi fa godere da matti e roteare la testa, il senso di ripetitività è davvero forte. Non bastano il mid tempo di Thunder Roar, The Conquest, La Boca de la Bestia - The Mouth of the Beast (sì, è un'unica canzone) o l'inutile strumentale Earthshaker a risolvere la situazione. Bella intensa invece la title track (davvero cazzuta) che presenta almeno un po' di varietà e coinvolgimento, ma è davvero pochino, le rimanenti canzoni finiscono per assomigliarsi tutte. Non basta neanche una doppia cassa sparata e riff veloci davvero semplici per creare belle canzoni, forse andava bene proposto nel 1985, ma quasi trent'anni dopo non può darmi la stessa soddisfazione.

Chiariamoci, il disco si gode parecchio, è una freccia che trafigge la vostra carne, gli Hirax sono simili agli Exodus, affini a Death Angel ma non si fanno ricordare per nessun episodio particolare. Se doveste comprarlo, lo andreste a scrostare dalla polvere per metterlo sù qualche anno dopo? Io no. Sono il classico gruppo di cui sentire 2/3canzoni e, soddisfatti, passare oltre, un intero CD rischia forse di annoiare.

Cinque album in studio in quasi trent'anni, 6 chitarristi e 7 batteristi diversi, mille problemi ma alla fine, in un modo o nell'altro, gli Hirax sono ancora qui a scuotervi con il loro thrash metal ipervitaminico. Se vi basta questo buttatevi sicuri, ascoltate altrimenti TUTTO il disco per farvi un'idea più precisa.


Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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