Era il lontano 1981 quando in quel di Pesaro iniziava a muovere i primi passi una band destinata ad entrare poi di diritto nella storia dell’underground nostrano. Stiamo parlando ovviamente dei
Revenge, autori, nella prima metà degli anni ’80, appunto, di una manciata di demo tape e di un EP. Destino comune a tantissime band dell’epoca, qui nella penisola, volle che i nostri si sciogliessero, a causa della difficoltà incontrate all’epoca nell’ambito metal nel trovare un contratto discografico degno di nota, e posti dove potersi esibire ad un certo livello. È storia, si sa come sono andate le cose in quel periodo, e quindi fa sempre piacere quando qualche band accumunata da questo infausto destino riesce ad avere una seconda chance ed una seconda vita, soprattutto quando si tratta di gruppi di valore come in questo caso. Pubblicata nel 2008 una compilation commemorativa che vedeva al suo interno due inediti e la ristampa dell’EP “Hotzone” e del successivo demo “Sweet revenge”, e ricevuto il giusto tributo dai fans, i nostri decidono che è giunto il momento di dare alle stampe un full length di inediti, così dopo essere tornati in studio, pubblicano “Survival istinct”, un titolo un programma… Lasciate definitivamente da parte le sonorità più spiccatamente metal, i Revenge ci regalano un gioiellino di hard rock, tinteggiato pesantemente di A.O.R., che mette in mostra tutta la loro classe. E a spazzare via il dubbio che questa sia una reunion esclusivamente nostalgica ma prima di contenuti, ci pensa l’opener “Dead or alive”, accattivante, pungente, vincente… La titletrack non è certo da meno, così come “Crazy nights” e “Can’t hold me down”, i primi brani nei quali emerge prepotentemente la vena più melodica e radiofonica del quartetto… Archiviata l’immancabile ballad “Flying”, si entra nella seconda parte dell’album, a dire il vero di un pelino inferiore allo scoppiettante inizio, con un paio di brani leggermente sotto tono, anche se pezzi come “Shelter” hanno comunque il loro perché… Forse avrei evitato la seconda ballad, “Home again”, posta in chiusura, non per la sua qualità, che reputo superiore a “Flying”, piuttosto perché mi sembrano eccessivi due lentoni in un album rockeggiante come “Survival istinct”. Per fortuna ad indurire di nuovo il tutto ci pensano “Bite the bullet” e “Cannonball”, quest’ultima una delle highlights del disco insieme a “Dead or alive” e alla titletrack. Inutile aggiungere che le prove dei nostri sono davvero magistrali, non solo dal punto di vista puramente esecutivo, ma anche per quanto concerne gli arrangiamenti, i cori e le armonizzazioni, con quel gusto tipicamente italiano che solo le band di casa nostra hanno. In particolare un plauso lo meritano il singer Kevin Throat, un’ugola come non se ne sentono più da anni, e il chitarrista Red Crotalo, efficace tanto in fase di riffing quanto in quella solista, con soli pieni di gusto e melodia, non semplici scaricate di note buttate giù a caso. Aggiungete una produzione cristallina e potente e capirete come “Survival istinct” sia un come back coi fiocchi. Personalmente avrei levigato leggermente le parti più melodiche a favore di quelle più rock e ruvide, ma sono soltanto pareri personali… Una volta tanto un ritorno sulle scene sentito e sincero, non dettato dai soldi (come potrebbe, vista la caratura underground della band?), e supportato da un disco più che valido, e soprattutto non per soli nostalgici…
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