Oggi si celebra la giornata della recensione chiara e concisa.
Data la mia logorroicità, proverò a seguirne i dettami.
Adoro gli
Iron Savior, fin dalla loro nascita.
I primi due album sono un qualcosa di meraviglioso e sono nell'olimpo del power metal teutonico e mondiale, insieme ai super big names tipo
Helloween,
Gamma Ray,
Stratovarius o
Blind Guardian.
La vociona carismatica ed irresistibile di
Piet Sielck è uno dei pochissimi elementi immediatamente distinguibili di tutto il movimento power mondiale, tra sirene, svociati e vocine con "due de pressione".
Date queste doverosissime premesse, seguo da sempre la loro discografia (niente, non ce la faccio a rispettare le promesse iniziali, mi sta prendendo la logorroicus perniciosus, lo sento...) con l'ebbrezza provocata dalle montagne russe, con gli high dei già citati primi due dischi, unitamente al recente "
The Landing" ed al clamoroso "
Battering Ram", anche se sfregiato da una produzione un po' del kaiser e non stiamo parlando di Beckenbauer, ed i looooooow (e qui invece non parliami di Joachim...madonna, sto delirando) abissali di dischi che non sono mai riusciti ad entusiasmarmi, anzi mi e ci hanno deluso davvero tanto, tipo "
Condition Red" e "
Dark Assault", fino a giungere alle Fosse delle Marianne di un disco osceno come "
Megatropolis", con la sua semisvolta hardrockeggiante unita a dei brani che sembrano scritti da un Sielck addormentato e stordito da Giucas Casella.
Deo gratias, come nel caso del suo predecessore, siamo qui nuovamente a celebrare un GRAN bel disco, perchè questo "
Rise of the Hero", ancora una volta per la rediviva
AFM Records, rappresenta veramente una prova eccellente.
Diciamocelo, gli Iron Savior sono una di quelle band che non deve stupire, non deve innovare, non deve cambiare: la lineup cammina e corre da sola, il trittico
Eckert/Nack/Kustner che da molti anni ormai accompagna il buon capoccione Piettone è sinonimo di garanzia, qualità ed affidabilità, costante nel tempo, un po' come i televisori Telefunken negli anni '80: la sola variabile che ci interessa in questo caso è la qualità dei brani, che magicamente ed inspiegabilmente a volte è sotto la media ed altre volte invece, come fortunatamente è accaduto in questo inizio di 2014, svetta alta ed incontrastabile.
"Rise of the Hero" contiene delle bordate power metal 100%, orecchiabili, potenti, che conquistano sin dal primo ascolto e citare due o tre brani qua e là come la semi title-track "
Last Hero", "
From Far Beyond Time", "
Thunder from the Mountains" non rende giustizia ad un lavoro che è valido e roccioso sin dalla breve intro e che prosegue imperterrito nelle anthemiche "
Dragon King" e specialmente "
Iron Warrior" che sogno di vedere dal vivo, mentre uccido le mie già provate corde vocali e mi svito il collo per l'ultima volta nella mia vita.
Lo ammetto, ho un amore ed una stima particolare per gli Iron Savior, tuttavia ho la giustificazione che i miei giudizi rimangono piuttosto stabili e costanti nel tempo: non si tratta di esaltazioni passeggere, dettate dal momento o ancor più improbabilmente dalla pressione di qualcuno, ma proprio dalla simbiosi che si crea con questa band, che è così unica, così riconoscibile, così autentica ed immarcescibile, bastano pochissimi secondi di questo omone dietro al microfono che mi ammalia con un chorus, con un riffone, con un controcanto ed il sottoscritto si scioglie come neve al sole, ancora una volta fiero e seguace di una delle heavy metal band più cazzute del sistema solare: HEAVY METAL NEVER DIES, anche grazie a spettacoli della natura come gli Iron Savior.
Grandissimo Piet, tutti i veri metallari ti vogliono bene.
E meno male che dovevo essere breve e conciso.