Originario di Glasgow e canadese d’adozione, Larry Gowan, preso il diploma di pianoforte al conservatorio, inizia una carriera come solista che lo porta a firmare per la Columbia e a realizzare un buon numero di album che lo lanciano presto in vetta tra le glorie del panorama musicale canadese. Acclamato in casa ma sottovalutato altrove Gowan tenta, e con grande successo, una tattica inversione di rotta e si conquista il microfono e le tastiere degli Styx, con i quali incide “Cyclorama” e una serie di fortunati live. Non poteva esserci mossa migliore per far conoscere il suo nome nei circuiti mondiali né momento migliore per ristampare una compilation originariamente uscita nel ’98 in Gran Bretagna e contenente brani tratti dal suo repertorio solista.
Nomi illustri accompagnano Gowan in questo viaggio: da Tony Levin (King Crimson) a Jerry Marotta (Tears For Fears, Peter Gabriel, Hall & Oates…) e Jon Anderson (Yes), ospite illustre in “Moonlight Desire”.
La peculiarità di questa release è il non essere una vera e propria collezione di greatest hits: i primi tre album “Gowan” dell’82, “Strange Animal” dell’85 e “Great Dirty World” dell’87 sono presenti con le sole “Make It Alone” e “Moonlight Desire”, mentre quattro brani ciascuno spettano a “But You Can Call Me Larry” (’93), “The Good Catches Up” (’95) e “Solo Live” (’96). Due le bonus track: “Make It Alone”, per la prima volta su cd, e “Healing Waters”, tributo alla memoria della scomparsa principessa Diana. Più che altro questo sembra essere un tentativo di far conoscere al pubblico le composizioni meno famose e meno eclatanti che finora non hanno avuto modo di emergere.
Ognuna delle quindici tracce qui presenti è un esempio di AOR di gran classe, con suoni soft e linee vocali morbide e sofisticate; ogni strumento, preciso senza mai spingersi troppo oltre, sostiene le melodie servendo alla perfezione la calda voce di Larry Gowan e il suo piano.
A distinguersi tra le altre track l’opener “Innocent”, brano dalla incredibile semplicità che cattura con un riuscitissimo ritornello, seguito da una straordinaria esecuzione live di “A Criminal Mind” in cui uno splendido Gowan incanta il pubblico estasiato con i tasti del suo pianoforte e una interpretazione vocale da grande artista. La scanzonata e quasi country “Pigeon” è il terzo migliore momento dell’album e scorre via veloce alleggerita dal suono dell’armonica.
Il vero capolavoro di “Home Field” resta però “Moonlight Desire”, complici soluzioni melodiche geniali nella loro semplicità e l’indimenticabile ugola di Jon Anderson che esegue tutti i vocals.
Peccato per la scelta discutibile e poco bilanciata degli altri brani: è parere di molti che la track list non rispecchi il meglio della produzione di Gowan, ma questo resta comunque un ottimo album, che gode di una buona produzione e di un ottimo team di musicisti. Speriamo che finalmente Larry Gowan trovi la notorietà che gli spetta, con o senza gli Styx!
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