Altalenante, questo il primo aggettivo che mi è venuto in mente quando sono arrivato alla fine di questi “strani” 45 minuti di musica oscura proposta dai finnici
Woland . Dopo aver ascoltato le melodie easy listening, sorrette da synth atmosferici e chitarrine leggerine, mi era venuto in mente che in principio erano i
The 69 Eyes che giocavano ai glam-dark-rockers dannati, poi furono gli
Him a intraprendere la stessa strada spingendo un po’ più sull’acceleratore e sull’immagine, ora sarebbe toccato ad un’altra band proveniente dalla terra dei mille laghi (ma guarda un po’ te non me lo sarei mai aspettato…) portare avanti il discorso in versione leggermente più estrema. Per fortuna nel proseguo dell’album la banale e stereotipata etichetta di “post black metal” , che la band si auto incolla, comincia ad assumere un po’ più di significato, anche se non capisco perché ci si ostini a voler essere accostati al filone black, se poi di black, anche se post, non si ha veramente niente… Così passato lo shock per
“Conquer All” e
“Art Of Ascension” da
“None” in poi le cose cominciano a cambiare per il meglio e con
“Extacy And Rapture” finalmente si entra nel vivo dell’album con un brano molto oscuro e articolato pieno di sorprese e spunti interessanti come la parte jazzata di metà pezzo che, lungi dall’essere un mera sperimentazione o elucubrazione tecnica, si fonde perfettamente con l’atmosfera generale. Altrettanto si può dire delle clean vocals che mi hanno ricordato molto quelle dei migliori Borknagar. Il brano pur essendo molto lungo è sempre interessante e vario, anche se la parte ritmica non mi ha entusiasmato moltissimo. Sullo stesso buon livello, anche se su coordinate stilistiche diverse, i due lunghi pezzi finali
“Live Forever” , dove piazzano un interessante virtuosismo pianistico e
“Elevated Existence” dove la band sottolinea e ribadisce le proprie capacità nel saper scrivere ottimi brani che allo stesso tempo risultano personali e di buon impatto già dal primo ascolto, con un gusto melodico interessantissimo e una padronanza degli strumenti rilevante. Alla fine dell’album la sensazione d’ incompiutezza è veramente evidente, se la band si fosse concentrata un po’ più sul lato sperimentale della propria musica lasciando da parte le “certezze” altrui ci saremmo certamente trovati di fronte ad un grandissimo album, però gli sprazzi di grandissima classe fatti intravedere non ci possono che lasciare fiduciosi per il futuro anche se, vedendo le foto promozionali da belli e dannati che girano, ho come la spiacevole impressione che il lato più abbordabile e “vendibile” prenderà il sopravvento …
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