Prosegue la “commemorazione” della storia artistica degli
Alcatrazz voluta dalla Metal Mind Productions, etichetta polacca competente e piuttosto attiva sia a livello locale e sia in ambito internazionale.
Dopo la riedizione del debutto “No parole from rock’n’roll”, arriva il momento dell’analoga ristampa del suo “alter ego” dal vivo intitolato “Live sentence” e registrato al Nakano Sun Plaza di Tokyo, a sottolineare una “piazza”, quella del sol levante, da sempre molto ben disposta nei confronti della formazione statunitense.
Il disco, pubblicato in origine nel 1984, illustra con efficacia l’intraprendenza e l’urgenza espressiva degli Alcatrazz
mark I, con un Malmsteen incontenibile eppure costantemente integrato nel tessuto compositivo di una
band abilmente coordinata dal brillante Bonnet, avvezzo a spartire equamente la scena con chitarristi carismatici.
Ottimo come di consueto anche l’apporto dell’affidabile sezione ritmica Shea / Uvena, così come priva di sbavature appare la prestazione di Jimmy Waldo, maestro nella vivida coloritura armonica con i suoi forbiti tasti d’avorio.
Oltre ai notevoli brani prelevati dall’esordio, nel programma si distingue la presenza della
catchy “Night games” (scritta da Ed Hamilton e già inserita in “Line-up”, terzo
solo-album del
vocalist britannico, realizzato con il supporto di Micky Moody, Cozy Powell e Jon Lord …) e quella di “Since you’ve been gone” e “All night long” (condita dall’intramontabile “botta e risposta” con l’
audience …), le due “cover” dei Rainbow che s’inseriscono perfettamente nel repertorio autoctono del gruppo, sancendo il suo legame indissolubile con un certo immarcescibile
trademark sonoro.
Immancabile, poi, il momento di gloria personale di Yngwie, che strabilia il caloroso pubblico giapponese con la breve celebrazione classica “Coming Bach” e, soprattutto, con una pregevole esecuzione di “Evil eye”, poi ripresa nel suo esordio con i Rising Force, a cui approderà subito dopo questa t
ournée, lasciando gli Alcatrazz orfani della sua prodigiosa tecnica e della sua dirompente personalità (si “consoleranno” con Steve Vai … non male direi …).
L’aggiunta di tre (buone)
bonus tracks non contribuisce a rendere particolarmente fondamentale la nuova versione di un
full-length in passato già ristampato (da segnalare il sontuoso
remake del 2011) e pure ampiamente
bootlegato, mentre assai importante è possedere una “qualunque” variante di questo “Live Sentence – No parole from rock’n’roll”, una testimonianza inequivocabile di nobile e pirotecnico
hard-rock melodico.
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