Avevo già avuto modo di incrociare i
Klogr in occasione del loro debut "
Till You Decay" uscito anch'esso per la
Zeta Factory nel 2012 e seppure il quartetto di Carpi affronti sonorità a cui non sono solitamente uso devo ammettere che il loro metal alternativo e contaminato mi piacque immediatamente, a pelle.
Il nuovo "
Black Snow" corregge quei lievi difetti palesati precedentemente: introduce una voce molto più curata ed in armonia con i brani, mostra melodie davvero accattivanti e di immediata memorizzazione seppure lontane dal trallallà-metal e sciorina una produzione e dei suoni a dir poco perfetti e realmente internazionali, che si fondono in un approccio più metal e più pesante rispetto al passato, con momenti che sembrano accostabili ad un thrash metal di inizio anni '90, e mi vengono in mente i migliori momenti di "
Every Dog Has Its Day" dei
Mortal Sin, "
Force of Habit" degli
Exodus, "
Sound of White Noise" degli
Anthrax (disco che avevo citato anche in occasione di "Till You Decay") e "
Something Wicked" dei
Nuclear Assault, quattro dischi molto discussi, controversi ed avversati ma che nascondono enormi qualità e che il tempo ha quasi sempre riabilitato alla grande.
Per il resto si ha a che fare un disco "semplicemente" heavy metal, con molto groove ed un gran senso del ritmo, che non picchia mai fortissimo sull'acceleratore: dodici brani, sebbene tutti sui quattro minuti massimi di durata, forse sono un po' troppi per compiere immediatamente l'assimilazione melodia/titolo, ma i 50 minuti scarsi di "Black Snow" scorrono lisci come l'olio e si ha sempre l'impressione che il pezzo in ascolto sia migliore del precedente, fino a che si ritorna a fare il giro e si ha voglia di riascoltarlo tutto, cosa che alla fine è l'unica che ti fa capire se quel disco funziona o meno.
Giusto due o tre brani non brutti ma meno incisivi (come "
Hell of Income" e "
Life is Real") a fronte di una sfilza di potenziali hits come la trascinantissima opener "
Zero Tolerance", "
Refuge", "
Draw Closer" da cui è stato tratto il videoclip che vedete in calce a questa recensione, la rabbiosa "
Heart Breathing", la cupa "
Severed Life" e la conclusiva onirica "
Ambregris".
Un gruppo che sa cosa vuole e sa come ottenerlo: il tour con i
Prong è la giusta ricompensa, nella speranza che in tanti (perchè no, anche in Italia) si accorgano di loro.
Di nuovo, bravi.
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