Dalla vecchia Inghilterra arriva
Echoes And Cinder, secondo lavoro sulla lunga distanza degli
Ancient Ascendant, come suona? Diciamo che ci sono le atmosfere tipiche del black metal ed una voce strozzata con un'indole malvagia, ma il tutto viene proposto su una solida base di death metal melodico con frequenti stacchi tipicamente thrash.
Confusi? Esatto, questo è l'impatto iniziale che provoca questa band prima che possiamo entrare lentamente all'interno del loro mondo. Niente soliti nomi svedesi come paragone, la proposta degli
Ancient Ascendant è leggermente più personale di molti loro colleghi, qui le canzoni non hanno uno scorrere ben delineato e prevedibile, sono anzi fatte di soluzioni più ricercate tra cambi ti tempo e di umore, stacchi e accelerazioni, senza andare a sconfinare in territori troppo celebrali o progressivi. Gli inserti melodici di chitarra non sono solamente di stampo heavy classico, ci sono pennellate improvvise, parentesi acustiche e intermezzi dalle linee sinistre. Bisogna farci un po' l'orecchio sulle vocalità di
Alex Butler (anche chitarrista) non perché sia un singer particolarmente strano, solo è abbastanza inusuale cantare a quel modo (strozzato e gutturale, "col topo in gola") su una base meno violenta del consueto, solo saltuariamente i vocalizzi si fanno più profondi e consoni alla proposta.
Gli inglesi possono essere considerati come un'ideale crocevia tra
Witchery, Dissection, Skeletonwitch, Arch Enemy, Opeth, Lamb of God, Satyricon, Bloodbath e
Bolt Thrower. Molti sono i cambi di tempo e umore all'interno dei brani, così come frequente è l'utilizzo di accordi e progressioni dissonanti che mantengono però energia e parziale orecchiabilità all'interno dei pezzi, anche se si fatica non poco a "sentire" la canzone, occorrono quindi svariati ascolti per assimilare bene il tutto.
Dopo i primi 5 brani, mentre cerchiamo ancora di capirci qualcosa, arriva
Embers, una strumentale di 2,35 minuti totalmente acustica, con arpeggi sinistri e un forte senso di decadenza, che precede la seconda parte del disco e le sue tre canzoni da oltre 6 minuti l'una, tra le migliori del platter. Impossibile non notare l'aura dei conterranei
Bolt Trower all'interno di
The Toll of Mourning ma somiglianze, influenze, ispirazioni fanno la loro apparizione, circondano i brani poi svaniscono lasciando spazio a un imprinting successivo, ottenendo come effetto, da una parte piacevoli e continue variazioni, dall'altra un apparente caos musicale controllato.
Non è presente nessun assolo sopra le righe, quello che colpisce è invece il songwriting davvero complesso e "ad incastri" che richiede, come detto, più passaggi per essere assimilato.
La proposta degli
Ancient Ascendant non è certo "mordi e fuggi" e non è indirizzata ad un pubblico ampio ma se gli date il giusto tempo
Echoes and Cinder può diventare qualcosa di veramente grosso. Come nota a margine, segnalo che il leggendario
Dan Swanö ha curato il mixing e mastering dell'album presso i suoi
Unisound Studios, a garanzia di un prodotto professionale e ben curato.
Qui sotto vi metto un paio di canzoni, se vi incuriosiscono, approfondite senza timore.
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