Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:42 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. ONLY SATAN IS LORD
  2. DIE WHITE WITCH DIE
  3. ARCHFIEND
  4. ECSTASIES OF SORCERY
  5. SATAN’S BLOOD, LUCIFER’S FIRE
  6. ALL OF US WITCHES
  7. LIVES OF THE NECROMANCERS
  8. AEONS OF SATAN’S REIGN

Line up

  • Tas Danazoglou: vocals
  • Stamos K: guitars
  • V: guitars
  • Costa: bass
  • Nathan Perrier: drums

Voto medio utenti

In fase di recensione del debut album dei Satan’s Wrath, Galloping blasphemy, non avevo speso belle parole. Troppo ingenue le strutture dei brani, troppo banali le tematiche trattate, troppo monotona la voce, troppo scontati i riff e l’iconografia della band greca. In definitiva, un mezzo flop, reso ancora più sconcertante dal fatto di essere stato pubblicato niente meno che dalla Metal Blade Records.

Label che, in tutta risposta, si occupa anche della pubblicazione del suo seguito, questo “Aeons of Satan’s reign” che, per dovere di cronaca bisogna dirlo subito, segna un leggero passo avanti per i Satan’s Wrath. Non aspettatevi chissà quali incredibili progressi, però effettivamente c’è un miglioramento, per lo meno a livello compositivo. La formula resta la stessa, una riproposizione cieca degli stilemi di band quali Venom, Possessed, e, almeno nelle intenzioni, Mercyful Fate, quindi originalità zero, però nel complesso i brani suonano meno infantili, perlomeno per quanto riguarda i riff e la struttura.

Zero passi avanti, invece, per quanto riguarda la prova vocale di Tas Danazoglou, ancora troppo monotona, e per quanto riguarda testi e tematiche, ancora improntate al 100% sul satanismo, ma questo ormai credo sia il loro trade mark, quindi inutile sperare in un’evoluzione a riguardo… A differenza dell’esordio, in definitiva, i brani si fanno ascoltare senza sbadigli, anzi, in alcuni casi (“Satan’s blood, Lucifer’s rise”, “Lives of the necromancers”, “Die white witch die”), sono anche avvincenti. Senza far gridare al miracolo, ovvio, ma si lasciano ascoltare e riescono a coinvolgere.

Resta in ogni caso il dubbio su quale santo (o diavolo, in questo caso) li abbia fatti entrare nelle grazie della Metal Blade, visto che un lavoro del genere ha senso di esistere se autoprodotto, o al massimo licenziato da qualche label underground, e rivolto ai maniaci dell’old school, non da una delle più grandi etichette metal a livello mondiale. Ma quest’è…

Recensione a cura di Roberto Alfieri

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