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Vanishing Point sono, a mio modo di vedere, uno dei grandi misteri del power/prog internazionale degli ultimi 15 anni. Autori nel 2000 di uno degli album più belli mai scritti del genere, non sono mai riusciti, per un motivo o per l'altro, ad imporsi ad altissimi livelli, quelli che senza dubbio hanno dimostrato in più di un'occasione di meritare.
"Distant is the Sun" sarà il banco di prova finale: se non ce la fanno manco con questo, che è un CAPOLAVORO dall'inizio alla fine, non ce la faranno mai più e vorrà dire che c'è qualcuno che li osteggia e li odia dal profondo del cuore.
Si perchè questo quinto disco degli australiani, giunto a ben 7 anni dall'ultima fatica "The Fourth Season" è uno di quei dischi che merita di entrare di diritto in quel ristretto novero di album che definiscono un genere, luogo fantomatico in cui già risiede il sopracitato "Tangled in Dream", secondo lavoro di Silvio Massaro e soci. 14 anni sono passati da quel momento, in mezzo due dischi più che onesti (per dire, comunque superiori al 90% dei dischi prog usciti negli ultimi, toh, 10 anni) e un fastidioso numero di cambi di line-up, che si è mantenuta comunque stabile nel suo asse principale, dato dal già citato vocalist
Silvio Massaro (che, ricordiamolo, si bomba Silvia Saint e solo per questo è degno di stima sempiterna) e dal funambolico chitarrista
Chris Porcianko.
E proprio Porcianko-Massaro, in questo caso con le penne in mano e non con il loro strumento preferito, sono autori di un songwriting allucinante, fresco e ormai più che maturo, dove le splendide tastiere e i giri di chitarra hanno un ruolo preponderante, sostenendo a dovere una voce cristallina, fortemente emozionale, ricca di pathos anche nei momenti maggiormente di stanca, che risultano comunque davvero pochissimi in 63 minuti di pura gioia uditiva.
Canzoni da citare ce ne sarebbero..esattamente 14, intro e outro strumentale comprese: "
Beyond Redemption" è infatti il modo migliore per introdurre un disco granitico, un prog robusto e non banale, più orientato alla melodia che ai virtuosismi, nonostante i nostri se lo potrebbero tranquillamente permettere, che esplode alla grande sia in "
King of Empty Promises" sia nella bellissima title-track, così come su "
Era Zero", dove aumentano i bpm ma non diminuisce la qualità.
E in mezzo a tutto questo ben di Dio trovano spazio anche due tra le ballad più belle che io abbia sentito in questi ultimi anni, "
Story of Misery" e soprattutto la meravigliosa "
Let the River Run", letteralmente DA BRIVIDI, arricchita da un ritornello fantasticamente melodioso.
Se poi a Massaro riesce anche il quasi miracolo di far cantare a Tony Kakko una canzone splendidamente power (TONY..POWER CAZZO, POWER!!) come "
Circle of Fire", beh..ditemi voi perchè i Vanishing Point non dovrebbero essere in cima alla catena alimentare, perchè io davvero non riesco a trovare un singolo motivo.
Chiudiamo questa carrellata di complimenti con l'aspetto tecnico: una copertina favolosa, sicuramente la più bella della loro discografia, altamente evocativa e che ben riflette e disegna il titolo dell'album, con un mondo in cenere e grigio e la luce del sole che filtra dalle nuvole, distante; produzione e mixaggio perfetti, suoni limpidi e puliti, il tutto a opera di
Sebastian "Seeb" Levermann dei bravissimi Orden Ogan.
Migliore di "Tangled in Dream"? Non lo so, quel disco dalla sua ha 14 anni di vita e di ascolti, mentre "
Distant is the Sun" è un bebè di qualche mese, ma se la sensazione costante che ho ascoltando il disco si manterrà intatta nel tempo..beh, il livello qualitativo è quello. Spero vivamente che i
Vanishing Point trovino la fama e il successo che si meritano, perchè sarebbe davvero un insulto non concederglieli.
Quoth the Raven, Nevermore..