Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:36 min.
Etichetta:Dark Descent Records

Tracklist

  1. GATES OF HELL
  2. DEATH CURSE
  3. AT HELL'S COMMAND
  4. OPEN THEIR THROATS
  5. FEAR THE REAPER
  6. UNENDING LUST FOR EVIL
  7. BLACK BLOOD RISING
  8. CRUCIFIED
  9. THE ASCENDING FIRE

Line up

  • Thorgrimm: drums
  • Mike Abominator: vocals
  • J.T. Corpse: bass
  • Hell Messiah: guitars
  • CC DeKill: guitars

Voto medio utenti

Non ci posso fare nulla, a me l'ignoranza musicale in certi frangenti piace e pure tanto, e quando mi trovo di fronte a lavori come questo nuovo Death Curse dei Gravehill non posso che goderne, naturalmente essendo conscio che questi californiani non inventano nulla e che non saranno mai presi come paragone o come punto d'arrivo per nessuno.
Poco importa, la nostra musica non è fatta solo di tecnica ed evoluzione e accanto ad una pletora di infiniti imitatori di un gruppo o un'altro ci sono formazioni come i Gravehill che non decidono a tavolino che genere proporre, semplicemente attaccano i loro strumenti, mettono gli ampli a palla e dopo essersi scolati qualche birra cominciano a suonare scatenando i loro istinti primordiali. Sodom, Venom, Slayer, Autopsy, Dismember, Mayhem e un tocco punk grindeggiante di quello sporco alla Repulsion, sembrano tutti convivere nei brani, dalla durata media di 4 minuti, di questa terza uscita sulla lunga distanza.
La putrida voce di Mike "finezza" Abominator risuona in tutta la sua malevola catarrosità variando da tosse grassa a secca e declamando maledizioni mortali, sangue, crocifissioni, mietitori e tutta quella serie di liriche poetiche che si sposano perfettamente con la truculenza musicale dei nostri. Va detto che, in barba alle ignobiltà uditive che ci propinano act come i Debauchery, i Gravehill pur esasperando gli stilemi del genere e risultando teneramente paciocconi, rimangono solidi esecutori di canzoni che funzionano e sanno come strapparti il culo dalla sedia. Death Cusrse, At Hell's Command, Fear the Reaper sono pezzi da scapocciamento puro, che si uniscono ad altri come Open Their Throats o Black Blood Rising che sono maggiormente orientati sul lato doomeggiante/atmosferico piuttosto che sulla velocità. Questo nuovo disco si avvale di una produzione migliore di quella utilizzata per i due precedenti capitoli in studio, andando a colmare una pecca che li affliggeva.
Nessun tecnicismo, nessuna leccata, solo death, thrash e black uniti nella loro semplicità, prendere o lasciare. Ripeto, niente per cui strapparsi i capelli, solo 36 minuti di musica grezza ma coinvolgente, utile per distrarsi da album troppo seriosi che richiedono alta concentrazione o per staccare la spina dopo una pesante giornata lavorativa.





Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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