Eccoci dunque arrivati a parlare del nuovo lavoro discografico dei
Leaves' Eyes, band che ha raccolto negli anni ampie schiere di fan, soprattutto in ambito gothic, ma che, allo stesso tempo, ha sollevato critiche proprio da parte dei primi sostenitori che accusano
Liv Kristine e soci di aver iniziato una spirale evoluzionale verso il basso già dai tempi di
Meredead. Il motivo di questo giudizio polemico sta probabilmente nel fatto che la band sta puntando sempre più sul folklore di stampo germanico (almeno con il penultimo album), con una crescente predisposizione sinfonica ed epica. La verità, a mio modesto parere, è che i
Leaves' Eyes non si possono collocare in un genere ben preciso, seppure tutti gli elementi elencati sino ad ora potrebbero condurre verso un gothic-folk di ultima generazione, perché i tratti che confluiscono nella musica del gruppo son troppi e non meglio identificabili. Una domanda che sorge spontanea all'ascoltatore è perciò relativa a cosa si potrà trovare all'interno di questo nuovo disco. Personalmente credo che i
Leaves' Eyes non abbiano voluto abbandonare la parte sinfonica oramai consolidata nel corso dei precedenti album, ma che contemporaneamente essi non avessero l'intenzione di rinunciare a quel folk, comunque presente in minor parte, sperimentato in
Meredead. Questa quinta uscita discografica vede dunque il mescolarsi di tutti gli aspetti presentati nelle antecedenti release della band, con un maggior spazio dato al growl di
Alexander Krull e quella sottile nota malinconica che pervade l'intero scorrere dei brani. Data la presenza del cantato estremo del frontman maschile anche la composizione dei brani ha subito un'inclinazione verso la pesantezza e l'aggressività, per ben adattarsi allo stile del vocalist, nonostante ciò la melodia non abbandona mai l'opera dei
Leaves' Eyes.
Liv Kristine si conferma sempre e comunque il fulcro della band e la sua prestazione vocale rasenta sempre i limiti della perfezione, sia per dolcezza che per bravura. Si crea quindi un bel contrasto fra i due coniugi Krull, delicatezza contro violenza, furia contro serenità.
L'atmosfera che circonda
Symphonies of the Night è di conseguenza variegata, alternando segmenti operistici a parti più potenti e meno melodiche, un buon connubio che salva l'ascoltatore dalla noia. Le canzoni che compongono questo quinto album dei
Leaves' Eyes sono undici (più due bonus tracks) e l'apertura è fornita da
Hell to the Heavens, pezzo che inizia con la voce angelica di
Liv Kristine che cede subito al passo al growl di
Alexander Krull per poi avvicendarsi lungo l'intero brano. Cori e pompose orchestrazioni arricchiscono questa track che ricorda la musica dei
Nightwish. Lo stile sinfonico prosegue nella successiva
Fading Earth, dove il buon lavoro delle chitarre risalta assieme al cantato della vocalist.
Maid of Lorraine parte rievocando radici folk per poi rendersi più aggressiva grazie al
Krull ed ai potenti riff di chitarra.
Galswintha è anch'essa una canzone dai tratti folkloristici e si assesta sulla stessa struttura della precedente. La successiva
Symphony of the Night è un bel mid-tempo nostalgico, dove la voce di
Liv Kristine domina l'intero pezzo.
Saint Cecelia è governata dall'aspetto sinfonico e operistico che regala un momento di tranquillità all'ascoltatore.
Hymn to the Lone Sands all'inizio riaccarezza melodie folk per poi trasformarsi in un brano ritmato e discretamente pesante grazie al nuovo innesto del cantato di
Alexander Krull, essendo il pezzo comunque pervaso da tratti folkloristici.
Angel and the Ghost rivede aperto il dialogo fra i due stili vocali, che sono il fulcro del pezzo.
Eleonore de Provence è un'altro bel brano melodrammatico che ha come nucleo la sinfonia e l'oramai consolidato avvicendarsi fra Liv e Alexander.
Nightshade è invece una ballad incentrata sull'abilità vocale della cantante, mentre
Ophelia ritrova al suo interno sfarzosi arrangiamenti con un ottimo lavoro delle chitarre che conducono il disco a spegnersi.
Come negli album precedenti anche in
Symphonies of the Night storia e letteratura hanno una forte importanza all'interno dei testi: da Giovanna d'Arco (
Hell to the Heavens) a Eleonora di Provenza, consorte di Enrico III d'Inghilterra (
Eleonore de Provence), passando per la principessa visigota Galswintha (
Galswintha) fino alla shakespeariana Ofelia (
Ophelia).
I
Leaves' Eyes riescono dunque a metter sul mercato un'uscita degna di nota, più amalgamata rispetto alle antecedenti, che ha la capacità di trasportare l'ascoltatore nel mondo malinconico delle vicende narrate, facendolo scivolare in un sonno illusorio dall'inizio alla fine.
Video di Hell To The Heavens