Dunque, giriamoci poco intorno, che tanto serve a poco: "
Horizons" è l'ennesimo album meraviglioso di una band immensa, ossia i danesi
Anubis Gate. Un disco talmente bello, pregno di chiavi di lettura, di composizioni di una opulenza, di una magniloquenza, di una melodia così accattivante, seppur intricatissime, che c'è da ascoltarselo per un mese di fila, e ancora ti pare nuovo.
Che disco, ragazzi. Una prestazione a dir poco maiuscola sia in fase esecutiva, sia (soprattutto, mi viene da dire) in fase compositiva, dove i nostri danno vita a dieci perle di metal-prog così moderno, così sfaccettato, che da amante del genere ringrazio di Asi per aver messo insieme questi talenti. E non chiedetemi di nominarvi questo o quel brano: qua, ovunque pescate, trovate momenti metallici intarsiati di attimi rarefatti, una prova vocale da applausi, uso sapiente dell'elettronica, una tecnica strumentale sbalorditiva sempre (SEMPRE) al servizio del brano, e mai fine a se stessa.
Non che quello che gli Anubis Gate hanno alle spalle sia da meno, intendiamoci: i ragazzi possono vantarsi di una discografia di altissimo livello, ma, vi giuro, sinceramente non avrei mai creduto che riuscissero a superarsi. E invece.
Per un mio principio personale non metterò mai 10 a un album nuovo; il dieci, per me, è una condizione che può essere assunta solo da un album che non solo è bellissimo, perfetto, ma che resiste anche alla prova del tempo. Un dieci, per me, lo prendono solo album storici, imprescindibili (o i Sonata Arctica), ma "Horizons", in ambito metal progressive, è un album difficilmente battibile, almeno nel 2014. Capolavoro assoluto.
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