Sono passati ben sei anni dall'ultimo album dei
Battleroar e finalmente arriva questa nuova fatica discografica, intitolata
Blood of Legends. Il gruppo greco, da sempre dedito ed un heavy/epic metal di stampo classico, hanno affrontato qualche cambio di lineup durante questo periodo e ora si presentano ai loro fans con due aggiunte degne di nota. Il primo, il violinista
Alex Papadiamantis, ha un ruolo di rilievo in
Blood of Legends e conferisce un tono ancor più epico alle già eroiche composizioni della band. Il secondo è un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, ovvero
Gerrit Mutz, storico vocalist di
Sacred Steel e
Dawn of Winter, che, con il suo canto stile
heavy, attribuisce maggior pathos alle canzoni del disco, facendo felici anche gli amanti del metal classico. Questi anni sono inoltre serviti ai
Battleroar per affinare ulteriormente anche il songwriting, rendendo i chorus più solenni, le chitarre più graffianti, le canzoni maggiormente strutturate.
La differenza si può sentire già con l'opener
Stormgiven, strumentale, quieta, maestosa, dove la chitarra acustica si intreccia a meraviglia con il violino di
Alex Papadiamantis. Una cavalcata mite, preludio della battaglia che i
Battleroar scatenano con
The Swords Are Drawn. Il secondo pezzo è aperto da un riff graffiante che aizza la sezione ritmica e
Gerrit Mutz in un vortice disceso dall'heavy classico, con un chorus battagliero. Gli intermezzi regalati di tanto in tanto, siano essi di basso, violino o chitarra acustica, sono dei bei ricami sonori che dimostrano quanto la band greca sia cresciuta.
Poisoned Well, scelta per il primo video di
Blood of Legends, si apre con una stupenda melodia suonata da
Papadiamantis, seguita da un riff possente, cadenzato e da un trionfale
Gerrit Mutz. Tutta la canzone è permeata da quell'atmosfera epica che richiama le
antiche leggende in maniera drammatica, quasi teatrale. Il pezzo seguente è la title-track,
Blood of Legends, che vede un intreccio di distorsione e violino schiudere un riff granitico e una nuova cavalcata di stampo classico, ma sempre dal tono eroico. Eccellenti anche in questo caso la prestazione del vocalist e delle chitarre. Continuando l'ascolto, il galoppo dei cavalli precede l'apertura di
Immortal Chariot, canzone segnata da un riffing straordinario, che al metallaro di lunga data ricorda dei dischi oramai difficili da ascoltare. Il chorus invoglia a seguire i
Battleroar nella loro spedizione bellicosa lungo i sentieri che conducono al
sangue delle leggende. Gli spazi lasciati agli assoli di
Atreas Sotiropoulos e
Kostas Tzortzis, oltre al martellare della batteria di
Nick Papadopoulos, arricchiscono ancor più l'atmosfera metallica che regala minuti di puro divertimento all'ascoltatore.
The Curse of Medea, altro brano di grande qualità valorizzato da melodie esotiche, è un mid-tempo imponente che poi esplode in una deflagrazione stile speed metal.
Valkyries Above Us sembra richiamare nel suo inizio gli Iron Maiden dei bei tempi, cosa non nuova per i
Battleroar, con un brano in seguito potente e altamente epico, soprattutto nel chorus.
Chivalry, pezzo energico e aggressivo, ha una certa inclinazione verso delle melodie folk ed il cantato di
Gerrit Mutz muta persino in una specie di growl.
Exile Eternal lascia ancora spazio alle malinconiche melodie intessute dal violino e ad un incedere magniloquente che conduce ad un chorus esaltante.
Rentless Waves è un altra composizione acustica dove basso e violino si fondono in una bella melodia nostalgica, che porta alla fine dell'ascolto del disco.
In conclusione, i
Battleroar hanno fatto soffrire i fans per sei lunghi anni, ma quest'ultimi sono stati ripagati con interessi dell'attesa.
Blood of Legends è un album maturo, senza alcuna pecca, consigliato sia agli amanti del metal classico, sia a tutti quelli che vogliono concedersi un'ora di Metal come si deve.
Video di Poisoned Well