Lungi da me l’intenzione d’imbarcarmi in una disquisizione sul flase/true black metal e sui paletti stilistici che alcuni vorrebbero ancora ben eretti a difesa della purezza di un genere così particolare.
Nel mio piccolo mi limito a segnalare che, da tempo ormai immemore, il metallo nero ha dimostrato di saper sopportare con agio contaminazioni impensabili al momento della sua fondazione. Restringendo il campo alle derive più squisitamente elettroniche potrei citare esempi a dozzine, ma immagino che
Dødheimsgard,
Mysticum,
The Kovenant e
Aborym possano bastare.
Non può venir taciuto, d’altro canto, che mai i gruppi sopra elencati hanno osato spingersi nei territori esplorati dai
Cloak of Altering. Territori di frontiera, pericolosamente prossimi a patrie musicali pressoché ignote e ostili al metallaro medio.
E se i primi due album della one man band olandese (
The Night Comes Illuminated With Death del 2011 e
Ancient Paths Through Timeless Voids del 2012) potevano garantire un minimo di feeling casalingo in virtù di evidenti retaggi symphonic, il nuovo
Plague Beasts varca il confine in modo definitivo.
Tanto che varrebbe forse la pena di rivoltare il concetto, e parlare così di musica gabber, noise e necro-industrial “imbastardita” col black metal.
Ehm…
Dove siete finiti? Scappati tutti?
Beh, allora approfitto dell’improvvisa solitudine per ammettere che la folle miscela sonora preparata da
Maurice de Jong non ha mancato di affascinarmi nemmeno stavolta.
Il buon
Mories, deus ex machina di numerosi progetti (fra i quali citerei i bizzarri
Gnaw Their Tongues), decide di stordire l’ascoltatore con una brutalità ritmica senza precedenti, con sample e synth che imbrattano il cervello di allucinazioni feroci, fredde e inumane.
I brani procedono a ondate, come flussi di coscienza di una mente alterata, avvicendando in modo schizofrenico gelide tormente cibernetiche ad agghiaccianti attimi di (apparente) respiro, in cui i beats scompaiono e rimaniamo alla mercé di disperati deliri post-apocalittici.
Sarebbe insensato approntare un track by track:
Plague Beasts è una tortura sonora aggrovigliata e inestricabile, una gragnuola di schegge impazzite che risulterebbero meno dolorose se prese singolarmente.
E il black metal? Dovrete frugare fra le pieghe del sound e rintracciarlo nello stile vocale, in alcuni riff in tremolo picking, nelle tematiche delle lyrics e nel generale senso di malessere e angoscia che permea il lavoro.
Se ciò sia sufficiente a stuzzicare la vostra curiosità non posso saperlo. Per quel che conta, a me l’album è piaciuto, eppure invito alla prudenza: approcciatevi ai
Cloak of Altering solo se vi reputate di mentalità aperta e se il caos non vi spaventa. O, alternativamente, se avete appena ingurgitato qualche etto di pasticche tagliate con diserbanti e calcestruzzo.
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