"Nemo propheta in patria".
Locuzione latina che ben si adatta alla carriera degli italianissimi
Lacuna Coil, i quali sono sempre stati una sensazione assoluta fuori dai patrii confini ma che, per un motivo o per l'altro, sono stato troppo spesso osteggiati e ostracizzati all'interno dei confini dello stivale.
Per partito preso? A volte. Giustamente? A volte.
Lasciando da parte il "partito preso", che comprende motivazioni davvero risibili e di poco conto, il "giustamente" si riferisce principalmente agli ultimi due dischi, "Shallow Life" e soprattutto "Dark Adrenaline", album che eccessivamente avevano virato su sonorità radio-friendly, tralasciando e trascurando quella qualità compositiva che aveva invece caratterizzato i primi lavori della band meneghina, in particolare i capolavori "In a Reverie" e "Comalies". Songwriting scarno e banale, suoni mosci pompati all'inverosimile solo da una produzione bombastica ma che, in soldoni, poco lasciavano sia all'ascoltatore casuale sia al fan più sfegatato.
"You sold out!", gli avrebbero gridato negli stadi USA.
Poi finalmente arriva "
Broken Crown Halo" e spazza via le critiche e i dubbi sulla bontà dei Lacuna Coil. Sono ancora in grado di fare un disco di qualità? Assolutamente si, senza ombra di dubbio alcuno.
Va bene, la super-produzione c'è ancora, le atmosfere non saranno propriamente quelle dark/gothic dei primi lavori, ma qui ragazzi miei c'è la qualità e, soprattutto, quella cattiveria "agonistica" della quale s'era tanto sentita la mancanza. Da quanto tempo non si sentiva un assolo come quello sul finale di "
Zombies" in un disco dei Lacuna Coil? Quanto erano mancate alcune soluzioni ritmiche, con un basso maggiormente in evidenza e le chitarre basse come su "
Cybersleep"? Quanto erano mancate la splendida voce di Cristina e quella graffiante di Andrea? La risposta a tutte queste domande, e molte altre, è una sola: troppo.
Era dai tempi di "Karmacode", già comunque un piccolo passo indietro rispetto a "Comalies", che non mi capitava di voler ascoltare e riascoltare un disco dei Lacuna Coil, alla ricerca di quelle sfumature imprescindibili in un album scritto da musicisti talentuosi quali sono i nostri 6 (ora 4, dato l'abbandono dei due Cristiano).
Intendiamoci, l'album non è perfetto e non è esente da passaggi a vuoto ("
Infection" ad esempio lascia poco da gustare), ma non sono né numerosi come nel recente passato né così clamorosi da segnare indelebilmente la qualità globale di un disco che scorre piacevole e ispirato.
"Risorgerò in ogni momento poiché so che la vita si tramuterà", canta Cristina in una strofa di "
Die & Rise". Trovo che questa frase rispecchi esattamente il mio pensiero riguardo a "
Broken Crown Halo", un disco che per il sottoscritto segna una risurrezione dei
Lacuna Coil, che personalmente avevo dato per quasi defunti dopo due dischi davvero non all'altezza.
To yourself you turned. Finally.
Quoth the Raven, Nevermore..