Rieccoli quei poracci di finlandesi, che l'anno scorso avevo blastato con un 4,5 da antologia, alla faccia della proclamazione "nuovi eroi del thrash metal" con cui la Nuke aveva ordito un battage promozionale davvero esagerato e fuori luogo.
Non che oggi si possa parlare di miracolo, ma perlomeno il nuovo album dei
Lost Society ci appare perlomeno decente, con qualche buono spunto e senza abissi di infamità e quindi rispetto al 2013 un enorme miglioramento generale c'è stato e di questo ne siamo profondamente soddisfatti.
Purtroppo il buon frontman
Samy Elbanna, anche alla sei corde, non ha ancora capito che dovrebbe concentrarsi solo sulla chitarra e soprattutto non ha ancora capito che se vuol fare thrash anni '80 non dovrebbe cantare come, non so, gli
Hatebreed, gli Impious, i Whitechapel o i Mnemic e che dovrebbe perlomeno ispirarsi ad una voce pulita, ora non pretendo un
Hetfield o un
Billy, ma perlomeno un
Astley, un Sousa, un Ellsworth, o anche un
Killian se proprio vogliamo andare nelle voci più strane o particolari.
Invece no, si continua ad esplorare territori che starebbero meglio su una proposta totally hardcore o deathcore o simili, ed è un peccato perchè stavolta musicalmente i Lost Society hanno fatto meglio: certo, sono sempre (ed è giusto che sia così) un pout-pourrì di
Whiplash, Nuclear Assault, Exodus e Suicidal Tendencies, messi tutti assieme nel frullatore e mischiatissimi, ma il tutto appare molto più godibile e con un pizzichino di carisma e personalità in più, buone accelerazioni alternate a slowdowns efficati per una carica che appare decisamente meglio riuscita di quanto svolto nel precarissimo debutto.
Su, cambiate sto cantante e diventate un vero e rispettabilissimo gruppo thrash revival a tutti gli effetti, che ne avreste la possibilità!!!
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