Non deve essere facile riuscire a scrivere un album interessante dopo più di 20 anni di storia (travagliata) e 9 full lenght, di cui l’ultimo
“Obsidium” , giustamente osannato quasi all’unanimità dagli addetti ai lavori. Se come detto
“Obdisium” chiudeva in modo molto convincente la trilogia iniziata con
“Tetra Karcist” nel 2010, il nuovo
“Sovereigns” apre una strada leggermente nuova, che difficilmente definiremmo diversa, ma senz’altro non ancora abusata in casa Enthroned … Quando l’intro
“Anteloquium” avrà lasciato spazio alle prime note di
“Sine Qua Non” , vi troverete di fronte a qualcosa di abbastanza spiazzante, infatti invece di affidarsi ad un brano solido, roccioso e 100% black come
“Baal al-Maut” , i belgi preferiscono affidarsi ad un trittico più sperimentale, nel quale pur non mancando l’aggressività e la lugubre marcescenza del black metal, preferiscono lasciar spazio a soluzioni più ardite come nella già citata
“Sine Qua Non” dove affiorano alcune soluzioni “noisy” che vanno ad integrare una batteria impazzita al limite del grind, per poi “cadere” in un mid tempos classico a la Marduk degli ultimi albums. Stesso discorso per
“Of Feathers And Flames” che è il pezzo che mancava sull’album precedente e che per il suo incedere cadenzato e sinistramente lugubre si segnala come pezzo “unico” dell’album.
“Lamp Of Invisible Lights” termina questo trittico rimanendo su tempi sempre moderati con influenze religious , che per il momento restano confinate ad un solo pezzo, come se il gruppo avesse bisogno di “testare” ancora le reazioni dei fans a queste sonorità. Così dopo quasi venti minuti si arriva a
“Of Shrines And Sovereigns” primo assalto propriamente black , non certo epocale, ma ben assestato nello sviluppo della tracklist. Si continua su questo solco fino alla fine dove
“Baal al-Maut” e soprattutto
“Nerxiarxin Mahathallah” chiudono l’album in maniera efficace, distruttiva e (finalmente) tradizionale … Gli Enthroned di una volta non esistono ormai più da tempo, ma questa “nuova” incarnazione del gruppo, che potremmo datare dalla dipartita dell’ultimo membro originale (2006 Lord Sabathan) ha finalmente portato a stabilizzare la band, il proprio sound e le proprie ispirazioni. Seppur un pelo meno ispirato del precedente e con un’anima più sperimentale e di passaggio,
“Sovereigns” si segnala comunque come un album molto interessante, affascinante, nero e moderatamente distruttivo. Se siete dei fans della band apprezzerete sicuramente quanto ascolterete in questi 40 minuti, se non avete mai ascoltato gli Enthroned non inizierete oggi, se invece siete “tra color che son sospesi” troverete la vostra strada “sul sentiero della mano sinistra” … Evil black metal!