Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2004
Durata:60 min.
Etichetta:Limb
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. SEVEN SEAS
  2. STARS
  3. THE LAST LIGHT OF THE MOON
  4. WANTED MAN
  5. BLACK
  6. THROUGH THE ICE AND SNOW
  7. BLACK DESIREÉ
  8. CLEOPATRA
  9. THE PRINCESS OF SABA
  10. LADY IN WHITE
  11. CONQUISTADOR

Line up

  • Ian E. Highhill: vocals
  • Jari Sundstrom: guitars
  • Henrik Tuura: bass
  • Mikko Sepponen: drums
  • Vili Ollila: keyboards

Voto medio utenti

Olympos Mons... mi chiedo dove questi finlandesi abbiano scovato un monicker cosi! Non ho invece il minimo dubbio sulle origini della loro proposta musicale: symphonic & progressive power metal.
Degli Olympos Mons mi è subito piaciuta l'enfasi che creano all'interno delle loro canzoni, ben affrontate da Ian E. Highhill, bravo, sebbene non particolarmente dotato, e sostenuto da una buona scelta delle melodie.
Da rimarcare anche la prestazione di Jari Sundstrom, sempre molto presente con la sua chitarra, sono però le tastiere, sopratutto in fase solista, che non convincono del tutto.
Sarà anche per questo che gli Olympos Mons si fanno preferire nei brani che puntano maggiormente sulle soluzioni epiche ed impetuose, mentre le canzoni dal taglio più neoclassico e progressivo scorrono via senza colpo ferire.
Tra tutte, "The Last Light Of The Moon" è la canzone che cerca di concentrare un po' tutte le sfaccettature appena accennate, e devo ammettere che non è nemmeno mal riuscita, dato che si segnala come uno dei pezzi migliori del disco. Sono invece brani come "Stars", "Black Desiree" o "Cleopatra", che nonostante gli sforzi profusi non lasciano il segno.
Gli si fa sicuramente preferire la squadrata "The Princess Of Saba" (dove avrei evitato l'assolo di Vili Ollila), tra Kamelot e Gamma Ray. Quest'ultimi sono tirati in ballo di frequente, a partire dalla briosa "Wanted Man", che, se non fosse per la presenza delle tastiere, potrebbe benissimo passare per un loro brano, con quel refrain letteralmente strappato al songbook di Kai Hansen, e che fa il paio con quello presente su "Lady In White". Sono altri tuttavia i brani che fanno ben figurare gli Olympos Mons: la scattante e marziale "Seven Seas" o l'epica "Black", dove risaltano la cura riservata alle linee vocali e la loro efficacia, con sfoggio di imponenti cori. Non sono da meno la conclusiva "Conquistador", una suite ricca di cambi di tempo e di soluzioni interessanti, e sopratutto la brillante "Through The Ice And Snow", che sarà meno complessa e più contenuta nella durata, ma si dimostra altrettanto interessante, con qualcosa dei Rhapsody ed altro dei Sonata Arctica.
Ciò nondimeno qualcosa di loro ce lo mettono pure gli Olympos Mons, che tutto sommato divertono e lasciano una buona impressione, il che fa ben sperare per il loro futuro. Quanto a "Conquistador" vi consiglierei quantomeno di dargli un ascolto.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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