Devo essere sincero: andando a curiosare tra la bio e le foto di questi ragazzi, ho scoperto che suonano sugli stessi palchi che bazzico io, ma non mi è mai capitato di sentirli. Un peccato, credo, perché secondo me quello che c’è in questo disco non rende giustizia alle capacità del combo del nord Italia.
Il motivo? I suoni. Ragazzi miei, coi suoni non ci siamo.
Penalizzatissima la batteria, che appare decisamente troppo inscatolata, ma anche e soprattutto la voce, secondo me precisa e pulita, che risulta però sempre troppo avulsa dal contesto. Ecco, forse è questa la definizione giusta: un lavoro in cui tutto sembra staccato, non si amalgama e non aiuta l’ascoltatore a tuffarsi nella positiva botta di rock and roll che i Thunderage hanno da offrire.
Fatta questa dovuta premessa (che di fatto toglie un bel punto largo dal voto finale), veniamo alla musica, ossia alla nota lieta di questo debutto.
Un hard rock semplice, canonico ma davvero ben fatto, in cui le chitarre disegnano arabeschi favolosi in bilico tra una strizzata d’occhio al nobile passato del genere e la ricerca di soluzioni più personali. Gli otto brani scorrono bene, coerenti, mostrando una capacità di songwriting non certo comune.
Mi auguro che qualcuno si accorga dei Thunderage e gli offra la possibilità di cimentarsi con uno studio di registrazione all’altezza delle loro capacità. Fino ad allora, forse, meglio cercare di capire in sede live cosa possono offrire senza fermarsi a cavillare su questo disco.
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