Quando la gente che sa suonare sul serio si riunisce in una stanza e inizia a creare, senza preconcetti, senza vincoli di genere e senza paura di osare, escono cose preziose come Into The Open, l’album di debutto dei
21 Octayne, band tedesca composta da musicisti di comprovata esperienza.
Non ci credete?
Hagen Grohe (The Joe Perry Project) alla voce, Marco Wriedt (Axxis) alla chitarra, Alex Landenburg (Rhapsody) alla batteria e Andrew „The Bullet“ Lauer (Paul Gilbert) al basso.
Vi bastano come nomi? Vi basta come commistione di generi e mentalità? Ecco.
La definizione di
progressive metal che trovate come etichetta non è propriamente corretta, ma come definire qualcosa che davvero non ha confini? Ci sarebbe la voce
inclassificabile, ma l’ho sempre considerata un po’ negativa, non volevo che bollaste questo capolavoro come trascurabile e spero sinceramente che l’indicazione di un genere non freni i più scettici ad avvicinarsi a questa band, perché qui dentro ce n’è per tutti i gusti, amici miei!
Si parte con le melodie e gli ottimi riff hard rock di
She's Killing Me, ma con il prog ossessivo di
Dear Friend già la strada è completamente diversa: una canzone ardua ma che quando al quarto minuto si apre regala gioia alle orecchie tra riff e solo. La successiva
Turn The World è una semi ballad dal sapore rock, di grande classe.
Già arrivati a questo punto l’esaltazione dovrebbe essersi completamente impossessata di voi: tre generi tutti e tre trattati da maestri! Puro godimento sonoro.
Il fenomenale basso di Andrew Lauer introduce la settantiana
Don't Turn Away, con un ritornello che ci consegna una band davvero mai sazia e sempre alla ricerca del colpo a sorpresa. Mancava un po’ di funk/groove, ma la strofa di
My Teddy Bear ci pone immediatamente rimedio, prima che la delicata title-track e il suo splendido solo ci portino da tutt’altra parte per l’ennesima volta.
Me Myself And I è orientaleggiante e divertente, così come la successiva
The Heart (Save Me), in cui Hagen Grohe da il meglio di sè dietro il microfono. Hard rock di chiaro stampo eighties con
Your Life, mentre l’acustica
I Will Always Be Right There è un altro centro pieno. La nervosa
Leave My Head arriva a completare il percorso di follia musicale totale fino ad un’altra trascinante cavalcata hard rock come
Come Alive.
Ora, non vi chiedo tanto, ma un ascolto glielo dovete. Io con uno solo mi sono convinto. Da parte mia solo applausi, davvero una piacevole sorpresa.
Come da titolo,
Into The Open: uno spazio aperto in cui correre, liberi e felici.