Sludge band di Tucson, Arizona, i
Godhunter si sono costruiti un certo rispetto grazie ad una serie di autoproduzioni vendute direttamente in occasione dei loro concerti, secondo una tradizione militante e anti-sistema che anima anche i testi delle canzoni, riguardanti problemi politici, sociali e ambientali.
Adesso pubblicano un album vero e proprio, tramite la loro etichetta Battleground Records, comprendente otto lunghi pezzi di polveroso heavy rock dai toni arcigni e pachidermici. Puri e massicci, gli americani non compromettono la linea stilistica, snocciolando episodi implacabili che uniscono trame stoner-sludge ad una attitudine quasi punk.
L’ultra-ribassata ed essenziale “Despite all” rappresenta al meglio la proposta del gruppo, nella linea di Eyehategod, Weedeater, - 16 -, Fistula, ecc, così come la raschiante title-track. Ancora più sfibrante la conclusiva “Plague widow”, lunga e lenta discesa verso la disperazione in atmosfera extreme-doom.
Lavoro onesto, di nicchia, appetibile per appassionati.
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