Anche la piccola e tranquilla Svizzera è riuscita a partorire una formazione stoner-psichedelica interessante, a testimonianza di un settore che pur con fisiologici alti e bassi continua imperterrito nel suo processo di espansione territoriale.
I Monkey 3 si presentano con un album non facile e non banale, un progetto interamente strumentale simile ad espressioni ben note come Mystick Krewe of Clearlight, Karma to Burn o ancora i recenti Pelican sul versante più doomeggiante, ma soprattutto i 35007 (Loose) esplicitamente omaggiati anche nello stile in una quinta magnifica traccia che porta il loro nome.
Un’ora di ottima musica divisa in nove estesi brani, sonorità liquide ed atmosfere psichedeliche, feeling improvvisativo e desertico, ma anche frequenti momenti heavy tumultuosi che tengono desta l’attenzione riducendo parecchio l’effetto narcolettico, solito rischio e limite dei lavori di questo tipo. Alcuni passaggi elastici ricordano gli eccellenti Colour Haze per l’avvolgente fascino chitarristico, in particolare l’intenso crescendo di “Boris nuts”, ma i Monkey 3 rispetto alla band tedesca rinunciano ad autocompiacersi nelle sterminate fughe a briglia sciolta per un profilo più compatto e delimitato, unendolo a frequenti cambi di ritmo e scenografia.
Tecnicamente molto preparati, gli Svizzeri realizzano un album intelligente e ben costruito, profondo e mai ripetitivo, di quelli che non fanno nemmeno rimpiangere la decisione di rinunciare alla parte vocale. Se i lavori strumentali non vi inibiscono, i Monkey 3 ne producono uno tra i più belli sentiti recentemente.
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