Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:51 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. HEART OF DARKNESS
  2. ETHER CHILD
  3. MAZU AWAKENS
  4. 13TH MOON
  5. THE FALCON CANNOT HEAR THE FALCONER
  6. GHOSTDANCE
  7. CONSCIOUSNESS PARALYSIS
  8. ABANDONMENT OF BEING
  9. LAST DAYS OF THE 4TH SUN

Line up

  • Trevor : vocals
  • Paul : guitar
  • Dave : guitar
  • Andy : bass
  • Marty : drums

Voto medio utenti

La storia degli irlandesi Coldwar è uguale a quella di milioni di altre bands non fosse che da sempre la band ha vissuto sulla propria pelle la situazione “borderline” che regna in Irlanda, tra fiero indipendentismo e velleità di sottostare alla corona inglese. Il tumulto dell’anima e la coscienza critica del gruppo hanno fatto si che il gruppo da subito volessi infilarsi in un filone fatto di ribelle punk hardcore senza però dimenticare il metal estremo, così se le prime due release “In The Suns Dead Rays” e “Bloodfire Sunsets” erano più grossolanamente e semplicemente estreme, dal precedente “Christus Deathshead” la band ha iniziato a far emergere più chiaramente e a “cesellare” meglio le proprie influenze indirizzandole e adattandole un po’ di più al proprio sentire. Se in passato erano i Discharge a farla più da padrone oggi alle ritmiche spezzate dei Fear Factory si unisce la vena catarrosa e sporca degli Eyehategod, senza dimenticare i Sepultura di “Chaos A.D.” e “Roots”, a tal proposito provate ad ascoltare “The Falcon Cannot Hear The Falconer” e vi sembrerà veramente di trovarvi ad ascoltare una delle ultime songs partorite dai Sepultura di inizi anni ’90, mancherebbe solo qualche intermezzo tribale per essere al completo. L’album oltre a tutto questo può contare su una forte reminiscenza Morgoth , infatti il sound di chitarra e la voce di Tevor non possono che rimandare immediatamente a “Odium” . Se vogliamo scendere più nel dettaglio possiamo certamente rilevare una certa predisposizione della band nel riuscire a creare delle buone atmosfere torbide e taglienti, ma sinceramente il senso di già ascoltato che regna in tutto l’album può avere un effetto positivo ad un primo impatto, predisponendo facilmente a favorevolmente all’ascolto, ma passati i primi minuti non si può non pensare a Coldwar come l’ennesima (inutile) clone band . Capire perché la sempre attenta Candlelight abbia deciso di puntare su di loro mi rimane un grattacapo irrisolvibile, certamente “Pantheist” è un album che farà la felicità di tutti quei nostalgici di un certo groove metal di inizi anni ’90 che era sicuramente più duro e pesante di quello attuale, ma alla fine dei nove pezzi difficilmente si avrà voglia di ripigiare “play” , piuttosto si andrà a cercare tra la polvere i capisaldi del genere che tanto ci hanno tenuto compagnia nella nostra foruncolosa adolescenza. Banale deja vu

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