Nata a San Francisco nel lontano 1982 come Warning, la band statunitense rinasce nel 2000 per ri-registrare le sette tracce scritte agli esordi della carriera, rivisitandole in chiave decisamente moderna. E' così che nasce "Aftermath", fuori oggi per la Mausolem Records sotto il monicker "Warning SF"; comprese in esso le sette tracce di cui sopra più tre bonus risalenti al 1985 e qui solo ri-masterizzate. Musicalmente il quintetto viaggia su un heavy/thrash di netto stampo USA, qui però snaturato da una produzione francamente troppo attuale fatta di chitarroni compressi, trigger spropositati alla doppia cassa e voci filtrate. In fin dei conti, dunque, i pezzi perdono completamente il proprio fascino retrò e quel marchio old-school che avrebbe caratterizzato in positivo il songwriting della band, scivolando verso un sound tanto in voga nell'ultimo decennio con puntate verso soluzioni quasi alla Nevermore, specialmente per quanto riguarda le linee vocali. E' curioso proprio leggere altrove recensioni che esaltano il carattere "ottantiano" delle composizioni, che è in realtà pressoché nullo, sopraffatto da suoni freddi e incolori decisamente al passo con i tempi. La band ci sa indubbiamente fare e vanta un'apprezzabile perizia tecnica, come emerge dalle pur buone "Road Death" e "Sounds of Armageddon". Certo è che i sette brani in questione, che dovrebbero essere il punto di forza di questo "Aftermath", non reggono per nulla il confronto con le tre bonus, queste sì dannatamente retrò e thrashy come non sentivo da tempo. Qui le chitarre si fanno scarne e taglienti, mentre la voce torna ad essere rozza e a tratti indecente com'è giusto che sia per brani di heavy/speed/thrash del 1985. "Fall Upon your Knees", "Not a Chance in Hell" e la spettacolare "Metal Maniac" (un nome, un programma!) sono una più bella dell'altra, e rappresentano l'unico motivo per cui il voto che trovate cui sotto è sufficiente. Spiace dirlo, ma Rob "The Hammer" Halverson, vero punto di forza di queste tre tracce, con la propria timbrica retrò e con la propria totale incapacità canora (che nel metal è solo una cosa positiva), straccia su tutti i fronti l'attuale frontman dei Warning SF, Torre Carstensen. In un headbanging sfrenato sulle note incandescenti di "Metal Maniac" va a chiudersi questo "Aftermath", un album francamente poco riuscito che deluderà sicuramente i metalheads d'annata, e che non potrà nemmeno fare breccia sulle giovani leve perché in fondo di album strapompati (in tutti i sensi) come questo ce ne sono in giro a bizzeffe. Insomma, se pensate di poter spendere 20 euro per tre ottime canzoni, fate vostro questo album e saltate direttamente alla traccia numero 8. In caso contrario, tenetevi i soldi in tasca che non ve li regala nessuno.
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