Anche quest'anno la rincorsa al glorioso passato del true death metal ci sta regalando diverse soddisfazioni. Tra chi si prodiga in modo efficace in questa pratica sonora ci sono sicuramente i
Vanhelgd che giocano in casa, in quanto svedesi, e arrivano a pubblicare oggi il terzo manifesto di fede intitolato
Relics of Sulphur Salvation. Scansiamo ogni dubbio e diciamo subito che questi quattro nostalgici dellla brutalità che fu, fanno un ottimo lavoro e catturano quelle sfumature importantissime che spesso sfuggono ad altri competitor per essere credibili e colpire nel segno. Oltre ad adottare un suono ricco di putredine e muffa, con chitarre a motosega, batteria quadrata, basso iper-distorto e potente come una scure che si abbatte su una quercia, i
Vanhelgd utilizzano una voce davvero "cattiva" nel suo ruggire ma che, unita al modo di suonare, trasmette malvagità ed inquietudine. Troppo spesso infatti ci si scorda che questo genere deve essere anche dispensatore di dolore e sofferenza e non solo mega distorsioni e sterili latrati assortiti.
Con una produzione pulita che non ricalca fintamente i lavori di inizio anni 90 e con tutti i suoni al posto giusto, questi ragazzi riescono ad inserire nelle loro canzoni sinistre melodie che ricordano primi
Hypocrisy, Paradise Lost, Unleashed e
Nihilist, e ci aggiungono rallentamenti doomeggianti alla
Asphyx, rendendo ogni brano distinguibile e non scopiazzano il suono dei maestri ma lo fanno loro. Proprio il fatto che le canzoni abbiano la loro personalità è un gran punto a favore, riusciamo così a scatenarci in un headbanging (con velocità mai troppo sostenute) e subito dopo farci cullare da una lenta inquietudine morbosa. Spesso è uno stesso brano a presentare una costruzione articolata, segno di un songwriting vincente e tra gli otto pezzi spiccano
Sirens of Lampedusa, May The Worms Have Mercy On My Flesh, Where All Flesh Is Soil, ma davvero, ogni componimento è degno di nota.
I nuovi lavori di
Entrails e
Obliteration dell'anno scorso, dei
Morbus Chron un paio di mesi fa e ora questo
Relics of Sulphur Salvation vanno a foraggiare le orecchie e le budella dei vecchi deathster che, gaudenti, ringraziano. Come ben sappiamo in questo sotto-genere non c'è molto da inventare, si tratta solo di essere sinceri e "sentire" quello che si suona, i
Vanhelgd ci mettono l'anima, nera.
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